sabato 15 maggio 2010

Fine novela

Ho appena finito di vedere l'ultima puntata della novela delle 8 di Rede Globo "Viver a vida". Immagino di essere stato in compagnia della maggioranza degli indigeni. A dir la verità dal punto di vista dell'intreccio questa novella mi è sembrata scialba, al punto che per un paio di mesi ho smesso di guardarla. Gli ingredienti sono i soliti: vari nuclei di personaggi e di ambientazioni che si intrecciano dando molto spazio agli intrecci sentimentali (in questa mancavano completamente le lotte di potere e di vendetta che spesso fanno parte delle trame del genere). Tecnicamente comunque il livello resta decisamente alto.

Hanno premuto molto un tasto sempre in qualche modo presente in tutte le novele, ma stavolta presentato in modo esplicito e insistito: quello "sociale". La novela si è trasformata in un enorme "spottone" in favore dei disabili, prendendo spunto dalla storia della protagonista, la modella Luciana, che durante un servizio in Siria a causa di un'incidente era diventata tetraplegica. Vi risparmio tutti gli intrecci.

Mi sa che la carta sociale sia stata valorizzata cinicamente per supplire a uno spessore dei personaggi e a un intreccio poco consistenti. Detto questo probabilmente lo spottone è stato un bene. Ricordo che nel 2006 in riferimento alla Campanha da Fraternidade dedicata alle persone con handicap (motto: "Alzati, vieni nel mezzo! Mc 3,3) mi raccontavano di disabili che vivevano relegati in casa a causa della vergogna che causavano ai familiari. Io non ho avuto esperienze del genere, ma 4 anni mi sembrano pochi perché la situazione sia cambiata radicalmente.

Per una volta la capacità della televisione di incidere sulla mentalità delle persone - della quale spesso ci lamentiamo, probabilmente a ragione - sembra aver spinto verso una valorizzazione della figura della persona disabile e incentivato la voglia di lottare per superare i limiti di questa condizione e cercare mete nella vita. Contentiamoci per questa volta.

Il peciottino finale di testimonianza di disabili veri che concludeva tutti gli episodi, stasera aveva per protagonista un tizio sfigatissimo che commovendosi raccontava la sua storia di pianista prodigio che, se ricordo bene, prima ha avuto la perdita di funzionalità di una mano, superata sacrificando l'uso di un dito. Poi la perdita totale dell'uso della mano per un'altra malattia, superata. Poi nel corso di una rapina le conseguenze di una bastonata gli hanno tolto la mobilità all'altra mano. E poi glie ne sono successe altre due o tre del genere. Non hanno messo un personaggio così nella trama perché sarebbe stato inverosimile...

Alla fine si è messo a fare il direttore di orchestra insegnando a dei giovani e portandoli in tour negli Stati Uniti. Il tutto si è concluso con l'Inno alla gioia diretto da lui alla presenza dei testimonial disabili,piuttosto a loro agio, e agli attori della novela che apparivano visibilmente commossi (e forse non solo per contratto), come noi spettatori, del resto. Speriamo però che al tizio non succeda più nulla!

Come vi ho già anticipato lunedì inizia "Passione", che qui pronunciano "Pasïoni". Vedremo come butta.


Mentre ero per la strada ho visto una pubblicità del nuovo CD di Mariene de Castro (quella che cantava l'Ave Maria nel video del post scorso). Si intitola "Santo de Casa" (il proverbio continuerebbe con "não faz milagre": non fà miracoli). Presto una recensione.


Ho ritrovato il librino delle barzellette e chiudo questo "pezzo di costume" con una piada di un cinismo raro.


Tohinho Bahia era da mesi disoccupato. Con la resistenza tipica dei nordestini, partì per affrontare un altro colloquio di assunzione.


L'intervistatore notò che aveva esattamente il profilo richiesto e gli domandò:
- A quanto ammontava l'ultimo stipendio?
- Salario minimo, rispose Toinho.
- Bene, se sará assunto riceverà 10.000 dollari al mese.
- (Accidenti...)
- Che macchina possiede?
- Ho solo un carretto per vendere merendine per strada e una carriola per fare il facchino al mercato.
- Bene, se verrà a lavorare da noi avrà una Audi per lei e una BMW per sua moglie!
- Viaggia molto all'estero?
- Estero? Non sono mai andato più in là di Feira de Santana.
- Allora se lavorerà qui viaggerà molto, almeno 10 volte l'anno: Londra, Parigi, Roma, New York, ecc.
- (Sono sconvolto)
- L'impiego è quasi suo. Non posso confermarglielo subito perché devo prima parlare col mio responsabile. Se per domani a mezzanotte comunque lei non riceve un nostro telegramma di disdetta, lunedì può presentarsi al lavoro.

Toinho uscì dall'ufficio raggiante. Ora c'era solo da aspettare la mezzanotte di venerdì e sperare perché non arrivasse nessun dannato telegramma.

Il venerdì Toinho invitò tutto il bairro per un banchetto di festeggiamento, a base di molta birra e cachaça (acquavite di canna). Alle 10 l'animazione era totale, la banda musicale suonava l'inno del Bahia ("Siamo la turma tricolore, siamo la voce del campione, siamo il popolo del clamore"...), il bere scorreva libero.

Le 11. Toinho era il re del quartiere. Confidando nel nuovo lavoro, spendeva una pazzia per riempire la pancia dei conterranei. Finché alle 11 e mezzo spunta un furgoncino giallo: il Postino!

La festa si fermò! La banda tacque! La tuba si otturò! Un ubriaco ruttò! Il cane ululò!

E  ora? Chi pagherà il conto della festa?
- Povero Toinho... era la frase più sentita.

Gettarono acqua sulla brace! La birra si riscaldò! La moglie di Toinho svenne! Il Bahia sprofondò in serie C! Il furgoncino si fermò!

- Il signor Toinho Bahia?
- Sì, sì. Sono, sono io...
La folla non resistette... - OOOOHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!
- Telegramma per lei...

Toinho prese il telegramma, con gli occhi umidi, alzò la testa e si guardò intorno.

Silenzio totale.

Respiró a fondo e aprì il telegramma.
Una lacrima scese, bagnando il foglio.

Alzò di nuovo lo sguardo. La costernazione generale era dolorosa.

Scartò il telegramma, l'aprì e cominciò a leggere.

Tutti stavano in silenzio, aspettavano la notizia e si domandavano: "E ora, Senhor do Bonfim, cosa sarà di questo poveraccio? Chi pagherà tutta questa festa?".
Toinho si riprese, alzò gli occhi e guardò ancora una volta la gente che lo squadrava.

Allora si aprì un ampio sorriso, diede un grido trionfale e cominciò a gridare euforico:
- La mamma è mortaaaa! La mamma è mortaaaa!!!!!!

Oggi niente foto.

Fate i bravi.

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