mercoledì 17 novembre 2010

Padroeira e presidenta

Salve
alla fine mi faccio vivo. Non so perché quando rientro dall'Italia mi ci vuole un po' per mettere mano alla tastiera. Forse si tratta di un percorso psicologico o forse di banale pigrizia. Chi lo sa? Magari di una combinazione dei due.


Vorrei prima di tutto ringraziare le persone che hanno avuto piacere di incontrarmi: ogni incontro è stato prezioso (e parecchi mi hanno fatto ingrassare). Ringrazio poi chi mi ha affidato risparmi e frutti di iniziative confidando che qui possano essere messe bene a frutto. Stanno maturando buone notizie. A fine anno scolastico (qui in dicembre) passerò un consuntivo delle attività e della situazione generale dell'asilo. Vorrei anche scusarmi con chi ho trascurato e/o non sono riuscito a vedere con la calma desiderata. Lo so, lo dico tutti gli anni, ma è la realtà.


Appena rientrato sono stato risucchiato dalla Festa della Padroeira. Ecco il nostro manifesto quando era ancora in stato di bozza (con errori di ortografia e contenuto poi corretti)


Ho scoperto arrivando che le donne della mia parrocchia erano tutte entusiaste di riconoscersi nello sfondo, insieme ad altre donne che hanno condiviso momenti importanti con noi (Ir. Irani, Ir. Violeta, Laura, Edvânia, mia mamma - che è qui fino ai primi di dicembre - e non ricordo chi altra). Meno male perché ci ho lavorato 3 o 4 giorni su quel cavolo di sfondo (soprassalto di pudicizia).

Vi metto qui un video con alcune foto della festa accompagnato dalle litanie twist eseguite live dal nostro coro. All'inizio hanno suscitato la mia ilarità, poi mi ci sono affezionato (mi è successo lo stesso con diverse altre cose in questi anni). Le foto sono banali, la musica invece va sentita.




Dal 31 ottobre scorso qui abbiamo una Presidenta: Dilma Roussef. Sembrava dovesse vincere il 15 al primo turno, ma l'insperato eccellente risultato di Marina Silva del Partito Verde (intorno al 20%) le ha in qualche modo sottratto i voti necessari per arrivare alla metà più uno dei voti validi. Ha poi vinto col 56,05% dei voti. Entrerà in servizio il primo gennaio, ma Lula se la porta già a giro al G20 per farla conoscere. Si è capito che sarebbe stata la candidata qualche mese fa quando si è fatta la plastica al viso (e forse anche da qualche altra parte).

Mi preme chiarire però che è tutt'altro che un'ochetta: era la ministra più importante del governo e ha dato un contributo determinante alla crescita economica del paese.


In realtà però il suo unico capitale politico consiste proprio nell'appoggio del Presidente Lula che sta concludendo il mandato con indici di approvazione stellari: secondo l'indagine di Datafolha il 26 ottobre scorso l'83% dei brasiliani consideravano il suo operato ottimo o buono, il 13% normale e il 3% cattivo o pessimo (manca un 1%, ma penso dipenda dagli arrotondamenti dei decimali).

In diversi quindi pensano che sarà un fantoccio di Lula, che dopo due mandati non può immediatamente ricandidarsi. Può anche darsi. L'essenziale è che le eccellenti politiche sociali (relativamente alla situazione ereditata) portate avanti da quest'ultimo possano continuare, e magari valorizzare un po' di più salute e istruzione.

In generale noto che questa vittoria ha giovato all'autostima delle donne (come successe a suo tempo con quella di Obama per i negri). Mi ha colpito sapere che all'epoca della dittatura è stata torturata in carcere per 22 giorni con il tristemente solito armamentario (percosse, Pau de Arara, elettrochoc).


Tra meno di una settimana arriva il collega! Paolo Sbolci (che immagino lasci un discreto vuoto a Montelupo) mi sarà recapitato a domicilio da Sergio Merlini lunedì notte (22). Quasi a domicilio: devo ritirare ambedue all'aeroporto, ma non mi lamento di certo.

Sono parecchio contento, conoscendo da tempo il valore della persona. Naturalmente i primi tempi saranno di ambientamento, in tutti i sensi.

Da parte mia mi sono appena "raffermato" rinnovando la convenzione per altri tre anni.

Un abbraccio.

Fate i bravi. Luca

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domenica 22 agosto 2010

Lorenzo e Sofia

Salve,

Da una decina di giorni sono venuti a trovarmi Lorenzo, figlio di amici, e Sofia, la sua ragazza.


Quest'ultima ha iniziato proprio male la permanenza qui: la prima notte ha avuto un attacco di vomito e diarrea (cause rimaste sconosciute) che l'ha disidratata. A mezzogiorno, dopo averne provate diverse, mi sono deciso a portarla al pronto soccorso dove è rimasta quasi 5 ore, ma dal quale è uscita quasi come nuova dopo una flebo di liquidi e un po' di medicine. Io sono andato dentro per le traduzioni, Lorenzo invece è dovuto rimanere ad aspettare fuori tutto il tempo. "Coitadinho", diciamo da queste parti.

Mi sembra interessante per una volta cedere la tastiera a loro per recuperare il gusto e forse lo stupore del primo impatto con questa terra che, per comprensibili ragioni, riesco a trasmettere sempre meno. Eccoli.


Ci sono tante cose di qui che per noi sono totalmente nuove, sono belle e laceranti al contempo... Siamo totalmente affascinati da questo popolo, dal mondo colorato e pieno di musica che sono riusciti a costruire nonostante la miseria in cui vivono, e a volte siamo anche schifati da questa miseria, dal puzzo e dal fango che sono ovunque!
Sono un popolo affettuoso, accogliente; la scorsa settimana dopo la Messa ci hanno cantato un canto di benedizione, imponendoci le mani! Ci siamo commossi... Abbiamo fatto esperienza di cosa significhi essere Chiesa: molto probabilmente noi non saremmo stati così calorosi nei confronti di uno straniero.

Abbiamo visitato alcuni parrocchiani: ogni volta che entriamo in una delle loro case ci viene offerto qualcosa da bere o da mangiare che è bene accettare per rendere onore all'accoglienza. Lunedì scorso siamo andati a trovare una signora malata: una famiglia di 4 donne vive in due stanze di pochi metri, tutto è cemento, non ci sono finestre e ci piove dentro; nonostante questo ci hanno offerto il caffè, i biscotti, lo yogurt alla fragola... Sono persone solari, affettuose, volenterose.

Molti di loro vivono in tuguri di 10 mq, abitazioni che un tempo erano palafitte (alagados) e che con gli anni hanno trasformato in "case" di cemento (sotto l'asfalto e la terra rossa delle strade si trova lo strato originario; di rifiuti e il mare). Sono un popolo che vive ancora una sudditanza psicologica verso il mondo dei bianchi (oltre a noi i "brancos" in questo quartiere di periferia sono pochissimi, si contano sulle dita di una mano), un popolo che non ha gli spazi adatti nelle scuole municipali (in 3 aule riescono a farci entrare 224 bambini in 2 turni giornalieri), che non conta niente per nessuno e che nonostante tutto questo non si perde una puntata di "Passioni", la telenovela più popolare il cui protagonista è italiano e vive nei quartieri ricchi di San Paolo.
Stiamo conoscendo persone eccezionali, che stanno impegnando tutta la loro vita per sostenere il proprio popolo: venerdì abbiamo incontrato Irmã Violeta, una donna che, dopo un matrimonio fallito, ha scelto di consacrare la sua vita pur continuando a fare la mamma di un ragazzo di 22 anni. Ha fondato un ordine che ha fuso insieme la spiritualità francescana e passionista, e per ora é l'unica sorella ad appartenervi. Nella sua casa spoglia e semplice, ogni angolo rimanda a un luogo della Bibbia: vi ospita chiunque abbia bisogno di una doccia e un pasto caldo. Violeta ha gli occhi buoni...

Oggi abbiamo conosciuto Edvania, la responsabile di una casa che ospita da 2 anni "persone che vivono in una condizione di strada" (attenzione alla definizione, non "senza casa" o "barboni"!). Ha iniziato insieme ad altri piú o meno 10 anni fa dalla strada, aprendo ai "Moradores de rua" una chiesa inutilizzata (Trindade, dove ancora non siamo stati), adibita all'inizio come dormitorio e poi pian piano diventata una vera e propria comunità.
La parola che domina le nostre riflessioni è CONTRASTO: ci sono persone splendide e trafficanti di droga che uccidono per 8 Reais (circa 3 Euro), grattacieli nei quartieri ricchi e tuguri di fango e cemento nelle periferie, gente che ci abbraccia con calore e altre che sono pronte a rapinarci appena sentono parlare italiano. Ci sono gli stivali decisamente kitsch di camoscio (nonostante qui la temperatura invernale non scenda mai sotto i 15 gradi) e le infradito di plastica; c'è il sole battente e l'acquazzone che allaga tutto (e fa risalire il mare sottostante le zone ex-alagados). C'è tanta miseria, ma anche un'estrema dignità nei volti della gente.
E poi ci sono i bambini... qui a Bahia sono i più belli del mondo, dicono...
Davvero abbiamo la sensazione di essere dall'altra parte del mondo... E che tristezza sentirsi un po' più a casa dentro ad un centro commerciale!

Sofia e Lorenzo

PS. Un po' di curiosità:
  • non si può buttare la carta igienica usata nel WC perché il sistema fognario è ancora quello dell'imperialismo coloniale e rischi di inondare la via di cacca....
  • le arance qui hanno la buccia verde
  • siamo in periodo di campagna elettorale: la pubblicità viene direttamente dipinta sui muri delle case e delle strade e ci sono delle macchine con la musica a tutto volume che passano per pubblicizzare i candidati, quindi sono dotati di bandiere varie e la musica che diffondono (di solito samba, axè o simili) inneggia i candidati (il "meno mane che Silvio c'è" brasiliano)
  • quando scendi da una macchina non puoi sbattere la portiera, è segno di maleducazione, la devi accompagnare
  • mangiano vagonate di riso e fagioli, a volte carne alla brace e friggono tutto nell'olio di palma.


Grazie a Lorenzo e Sofia. Tra una decina di giorni arrivo. Nel frattempo...

Fate i bravi.

Luca

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martedì 27 luglio 2010

Saudade, Soave e i fiorentini

Salve.

Prima di tutto vorrei rassicurare quanti si sono preoccupati leggendo il post precedente. Sto bene e la dengue che ho preso era una forma piuttosto leggera: niente dolori, e anche l'eruzione cutanea tipica dopo la febbre è stata leggera e solo di un giorno. Insomma solo febbre alta e la disappetenza conseguente. Ci si può stare. Qui l'hanno presa tutti almeno un paio di volte e in forme più forti, mi dicono.

Bene dopo le (buone) notizie personali passiamo alla vita di qui.

Domenica incontro da standing ovation con Soave. L'ho conosciuta a Verona, dove seguiva la sezione latinoamericana del corso di preparazione alla missione. È in Brasile da una ventina d'anni e testardamente continua a credere nel lavoro con le comunità di base e con i gruppi sociali, sviluppando un'interessantissima lettura femminile della Bibbia nella quale le donne - schiacciante maggioranza nelle Chiese di quasi ogni latitudine - si ritrovano con stupito piacere. Ma anche parecchi uomini, almeno quelli che non si sentono minacciati nelle loro posizioni di potere nella Ditta o che vivono particolari frustrazioni nei rapporti con l'altro genere (a volte le due cose si sommano e son dolori...).

Lei vive nel sud (Santa Catarina) ma è sempre a giro richiesta da gruppi ecumenici, ecclesiali e sociali (molto più raramente diocesi) per momenti di riflessione e studio biblico. Approfittando di un suo passaggio nella Bahia le ho chiesto un incontro in parrocchia.


La partecipazione è stata alta, più di 50 persone, benché nessuno qui la conoscesse. Immagino si siano fidati di me. La conduzione è stata originale: ha iniziato chiedendo i presenti se ci fosse un brano biblico sul quale avevano dubbi o domande. Imbarazzo generalizzato dal quale siamo usciti solo quando Lícia "cara de pau" (lett. faccia di legno, in italiano di bronzo) ha fatto una domanda, in se abbastanza limitata, sulla genealogia matteana di Gesù (Mt. 1,1-17). E qui la mia amica ha trovato il varco e si è scatenata con una presentazione estremamente attuale delle 5 donne presenti nel brano nelle quali la mia gente si è sentita rappresentata e valorizzata. Ogni tanto qualcuna mi ferma per dirmi quanto le è piaciuto. Spero che ci sarà occasione per ripetere l'esperienza.


Come spesso succede in luglio e agosto appaiono qui i fiorentini.

Abbiamo da queste parti Mauro Barsi, accompagnato da Pe. Wiesceck (si scrive cosi?), impegnato nella sua visita annuale ai progetti sostenuti da Agata Smeralda. Ne abbiamo approfittato per fare il punto della situazione su un'idea, da lui fortemente sostenuta e concretamente incoraggiata, di costruire qui nel quartiere un percorso di accompagnamento per giovani del quartiere dai 2 ai 18 anni.

Il primo tassello già esiste e, graças a Deus, sembra aver trovato la strada per risollevarsi. Si tratta dell'asilo "di Tia Mira" sul quale mi dilungherò più in basso. Il secondo sta muovendo i primi passi quest'anno: un doposcuola per i ragazzi della scuola dell'obbligo che faccia viver loro un ambiente con logiche diverse da quelle della strada. Il terzo è ancora nel mondo delle aspirazioni: si tratta di una proposta per i ragazzi in età delle superiori (studenti o lavoratori) che offra occasioni di confronto e crescita, oltre a corsi concretamente utili per il loro futuro lavorativo.

La mia politica è quella di procedere per piccoli passi e di evitare ogni personalismo (a cominciare dal mio, cosa non sempre facile) per cercare di costruire un qualcosa che abbia la speranza di reggersi e camminare con le sue gambe. Speriamo.


Altra presenza appena arrivata è il mio venerato predecessore, il protomissionario fiorentino Pe. Renzo Rossi. Ha in programma di visitare tutti i suoi amici ex prigionieri politici sparsi per il Brasile, compreso il più illustre che lavora fino alla fine di quest'anno nel Palácio do Planalto. Ma mi ha detto che verrà anche una sera a celebrare nella mia parrocchia. Grazie Renzo.

Mi ha consegnato una busta con un'offerta tutta sampierina per la maggior parte proveniente dal pranzo organizzato presso Ebe l'11 aprile scorso e del quale ho dato conto in questo post, con un'affettuosa integrazione di Gloria in occasione della Prima Comunione di Samuele. Naturalmente ringrazio. Ho già trasferito la somma nella disponibilità dell'asilo.


L'asilo sta andando bene, al punto che per il prossimo anno riceveremo una parziale indennità dallo Stato, segno che la documentazione è a posto (cosa non scontata) e che le visite di controllo hanno dato esito positivo. Se tutto continua così quest'anno riusciremo a chiudere in pari pagando tutti i debiti e il prossimo anno dovremmo mettere in regola tutti i dipendenti (una rarità nel mondo degli asili) e mettere in sicurezza il primo piano dell'edificio che attualmente, oltre a essere chiuso perché pericoloso, causa continue pesanti infiltrazioni d'acqua che stanno minando la statica dell'edificio.


In questi giorni sono meno produttivo del solito: l'aspettativa delle vacanze in Italia (dal 1º settembre al 5 ottobre) e la conseguente saudade mi distrae abbastanza. Penso sia normale.


Piada
Una coppia di baiani conversa a letto. A un certo punto la moglie si gira dicendo di voler dormire. E lui, lentamente e con voce sensuale: - Davvero mia morenina? Proprio ora che ti volevo dare un po' di fastidio...
La baianina si rianima: - E allora datti da fare, forza...
- Posso? - Puoi.
- Sicura? - Ti ho detto di sí!
- Allora guarda, vai in cucina a prendermi una birra e due antipastini...

Fate i bravi. Luca

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domenica 27 giugno 2010

Dengue e il CD di Mariene

Salve,
Venerdì ho avuto un altro battesimo baiano, un po' meno piacevole del Samba, della Capoeira, ecc. ma tant'è.

Dopo un febbrone da 39,6, al pronto soccorso (qui non esiste medico di base) dopo 7 ore di attesa durante le quali ho ricevuto un'endovena di novalgina, 2 sacche da 1/2 litro di soluzione fisiologica e un esame del sangue - cose che qui sembrano la procedura standard in caso di febbre alta - il medico ha diagnosticato la dengue, malattia che sta diventando endemica e che ha avuto il suo momento di gloria sui giornali italiani a inizio 2008 quando colpì con forza Rio de Janeiro. Noi possiamo stare tranquilli: anche se la situazione non è molto differente il nostro appeal mediatico è alquanto inferiore e quindi ben difficilmente usciremo sui giornali italiani. Tudo bem.

Esperienza interessante quella del pronto soccorso locale: ancora mi mancava. Tutto sommato, al di là di essere ingolfato, non funzionava male e il personale sembrava competente e disponibile.

Mi dicono che esistono vari tipi di dengue, ciascuno con le sue caratteristiche. In comune il fatto di essere un virus trasmesso da un particolare tipo di zanzara sfortunatamente piuttosto diffusa, almeno da queste parti. Come la zanzara tigre punge (anche?) di giorno.



Non esiste cura specifica: solo molti liquidi, alimentazione, botte di novalgina per tenere bassa la temperatura e riposo, cose che mi sforzo di fare.

Fortunatamente oggi avevo invitato a celebrare Pe. José Leal, parroco emerito, e così per la prima volta in oltre 20 anni sto passando una domenica senza partecipare a una Messa, nemmeno come "falso laico" come a volte mi piace fare per provare in prima persona le frustrazioni del popolo di Dio e illudermi così di migliorare.


Come promesso ecco la recensione de "Santo de Casa" della splendida Mariene de Castro. L'avevo preparata la settimana scorsa aspettando l'occasione di unirla a qualche altra notizia, e mi sembra ottima per risollevare il post.

La prima volta che l'ho sentita era ragazzina e accompagnava un'esibizione di ragazzi di un progetto sociale - "Sementes de Amanhã", mi pare - in giro per l'italia. C'era lo zampino di un giovane gesuita proveniente dall'Azione Cattolica di Firenze. Si esibivano nella piazza di Barberino, questa ragazzina tra una canzone e un'altra allattava il bambino, mi sembra di ricordare. I ragazzi erano ospitati dalle famiglie del paese e il mio amico Andrea mi ha detto di averla ospitata per quella sera. Questa ragazzina aveva una voce strepitosa. In piazza vendevano un CD autoprodotto e me ne accaparrai una copia che conservo gelosamente. Ho così scoperto che si chiamava Mariene de Castro, ma poi la cosa è morta lì.

Finché in uno dei miei viaggi nella Bahia ho scoperto un CD col suo nome e naturalmente l'ho comprato. Era "Abre caminho". Ho cominciato a informarmi e ho scoperto che questa ragazzina si era ormai fatta le ossa e si stava imponendo come interprete di Samba de Roda, il samba più tradizionale (ci sono anche il pagode, il samba de enredo, il samba de partido alto, il samba-canção e parecchi altri subgeneri. Un giorno che mi prende male vi propino una storia del samba che, con i suoi risvolti musicali, antropologici e politici, è meno banale di quello che sembra).

In questi tre anni l'ho vista progressivamente imporsi raccogliendo - con la sua benedizione - l'eredita di Beth Carvalho, che peraltro ama lanciare nuovi artisti (Nelson Cavaquinho, Cartola, Fundo do Quintal, Jorge Aragão, Zeca Pagodinho tra gli altri) tanto da essere definita la "Madrinha do Samba".
Ma veniamo finalmente al CD. Si tratta di una registrazione dal vivo, che almeno in qualche misura, si sforza di mantenere il clima di happening tipico degli spettacoli del genere. Certo lo spettacolo dal vivo nel Pelourinho al quale sono andato un paio di anni fa era un'altra cosa, non fosse altro che per il pubblico che non ha smesso un attimo di sambare. Ma questo in un CD non ci si può mettere.



Un terzo circa dei brani era già presente nel CD precedente, ma poco male. L'album ha tutti gli ingredienti del buon samba de roda: allegria, gioiosità, un fondo di amarezza, una spiritualità afrobaiana: la signora ama presentarsi in bianco e oro, i colori dei "Filhos de Oxum" e non fa mistero della sua devozione per il proprio orixá. Mi permetto di consigliarlo.
In particolare tra i brani ho apprezzato l'orgoglioso Falsa Baiana, il sempreverde Ilha da Maré, il giocoso Cirandas, l'animato Chico e Chica.


I giovani qui, come ovunque nel mondo, sono i più vulnerabili al marketing e si orientano verso generi più commerciali, in primis il pop anglosassone. Da questo punto di vista il tanto deprecato carnevale di Salvador (tra l'altro per la sua pesante contaminazione con le logiche commerciali) rappresenta un buon argine al definitivo sfondamento anglofono.

Vedo però che poi, crescendo, recuperano le proprie tradizioni, magari contaminandole col nuovo, come è giusto.

Bene è ora di smettere. Oggi niente piada, è già abbastanza umoristica la mia condizione di "dengoso" (gioco di parole in portoghese tra malato di dengue e vanitoso, affettato al punto di apparire effeminato).

Fate i bravi.
Luca

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lunedì 14 giugno 2010

Feste giunine, Copa do mundo e...

Salve,
qui siamo in clima di feste "giunine" (= di Giugno) con un tris di santi la cui devozione è al top. Ieri - anche se la Liturgia ha giustamente privilegiato la Domenica - nella Bahia fin da prima dell'alba sono risuonati i "foguetes" per Sant'Antonio, santo taumaturgo con fama di "casamentero" (favorisce i matrimoni) e anche per questo oggetto di particolari devozioni. La popolarità del santo è aumentata dal fatto che qui a Bahia nel Candomblé era sincretizzato (o meglio, usato per mascherare il culto di) Ogum, orixá del ferro, della tecnologia e della guerra.


"Ogum, che avendo acqua in casa, si lava col sangue" (raccolta da Pierre "Fatumbi" Verger, un giorno vi racconterò la sua storia).

L'unione tra il pacifico santo conteso tra Lisbona e Padova e la divinità della violenza è solo apparentemente contraddittoria. Si spiega facilmente col fatto che Sant'Antonio, fin dal tempo coloniale, è il protettore degli eserciti portoghese e brasiliano, anzi fece carriera militare nei due eserciti. In Brasile già nel 1595 fu promosso "Soldado" nel forte omonimo di Barra a Salvador, passò nel 1811 "Sargento-mor" fino ad essere promosso nel 1814 con decreto dell'allora Principe reggente Dom João al grado di "Tenente-Coronel" con relativo stipendio accreditato presso il superiore del convento di Rio de Janeiro fino all'instaurazione della Repubblica. Nulla di strano che fosse conosciuto anche come "Santo Antônio militar".

Il 24 è San João (San Giovanni), grande festa popolare che nasce come festa rurale per festeggiare il raccolto, di mais in particolare. Mais (prevalentemente sotto forma di dolce), arachidi, arance, liquore di genipapo, sono essenziali alla festa, come i fuochi tradizionali che ardono davanti a tutte le case. Le feste sono al suono del forró (un liscio locale, naturalmente più animato e "strusciato") e d'obbligo è l'acconciatura contadina, "caipira" si dice da queste parti, per creare un clima di festa sull'aia. Le strade sono addobbate con festoni e ci si ingegna per divertirsi nonostante il "freddo" (secondo MSN meteo le temperature medie del mese sono 22° minima e 27° massima). Dice che nell'Interior è un'altra cosa, in meglio.

Il 29 San Pietro, protettore delle vedove (Gesù gli guarisce la suocera ma non si parla mai della moglie, ergo doveva essere vedovo. Ragionamento un po' rozzo, ma di buona presa popolare). Fuochi davanti alle case delle vedove ("il sesso più pericoloso che esiste", secondo tale Carlinhos Mascarenhas citato da Jorge Amado in "Bahia de Todos os Santos, guia de ruas e mistérios" p. 146, libro delizioso).

Quest'anno le feste giunine sono pesantemente contaminate dalla "Copa do mundo" nella "África do Sul". Il grido di battaglia è "Brasil hexa(campeão)". Per i più negati con le lingue e il calcio si riferisce all'auspicato sesto titolo mondiale. Naturalmente anche la Creche ne è contaminata.


Tutti gli addobbi sono monotematici: giallo-verdi, a volte con una spruzzatina di blu, ma raramente. Scuole, asili, catechesi, progetto di "reforço escolar": tutti a fare disegni e lavori a tema "Copa do Mundo".


Nella stradina per andare a prendere l'autobus hanno dipinto anche i marciapiedi.


"Padre, lei per chi tifa?", domanda sempre più frequente. Ho imparato a rispondere con un'altra domanda "Se tu vivessi in Italia per chi tiferesti?", ma la risposta frequentemente rimane "Io per il Brasile, ma ora lei vive qui...". Spero che l'Italia non debba scontrarsi con il Brasile. Ma se sarà, ci si arrangerà. Con un po' di ironia, spero.


Ma la vera notizia è quella che in silenzio si preparava da un annetto abbondante e che è stata ufficializzata la settimana scorsa all'incontro dei preti a Monte Senario: entro la fine dell'anno avrò di nuovo compagnia. Paolo Sbolci, attualmente parroco a Montelupo, verrà qui a Bahia e nei prossimi anni - se Deus quiser - lavoreremo insieme.

Sono entusiasta della prospettiva, soprattutto conoscendo il valore della persona. Naturalmente mi sto già muovendo per procurargli i documenti che la Diocesi di qui deve rilasciargli per poter ottenere il visto. Ho già comunicato la novità in parrocchia e sembrano contenti.


Piada di oggi: Una signora passa accanto a un baiano che sta falciando il prato seduto su uno sgabello. "Da quando in qua il prato si falcia da seduti", lo apostrofa indignata. Ma viene stesa dalla risposta: "Signora, ha ragione. Ma ci ho provato da sdraiato: proprio non c'era verso!".


Fate i bravi. Luca

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lunedì 24 maggio 2010

Jessica, 17 anni. Ammazzata per errore.

Jessica, una ragazza di 17 anni la cui casa è a pochi metri dalla Matriz venerdì della scorsa settimana è andata a trovare il suo ragazzo a Mata Escura, un altro bairro periferico. Domenica aveva da poco finito di telefonare a casa per dire che stava per rientrare quando è entrata in un bar con la "cognata".

Succede che la cognata aveva una storia con un uomo sposato e sembra che proprio il bar fosse il luogo degli incontri. Entrando nel bar la moglie del tizio la chiama sul cellulare. Non si erano mai incontrate, ma sicuramente c'erano state telefonate tempestose tra le due. Per evitare problemi la cognata passa il cellulare a Jessica chiedendole di rispondere per troncare rapidamente il discorso.

La ragazza risponde, ma non riesce ad interloquire con la donna furiosa. L'ultimo errore della sua giovane vita. Uscendo dal bar la moglie - che evidentemente aveva sospettato qualcosa e stava aspettando - aggredisce la donna che aveva visto rispondere al cellulare e la colpisce con una coltellata alla gola e una al cuore. Jessica viene portata all'ospedale, ma non ce la fa.

In questi tre anni di morti assurde ne ho viste, ma questa le batte davvero tutte. Come un popolo così accogliente manifestare esplosioni di violenza così violente mi è ancora incomprensibile.

Non conoscevo Jessica di persona, almeno spero, ma conoscevo alcune sue parenti. Oggi c'è stata la Messa "de 7º dia". Difficile qualunque commento.

Alla televisione ci sono i Fantastici 4 e Silver Surfer, ma non credo di arrivare alla fine.


Oggi niente foto, né piade. Non è aria. Perdonate.

Scusate il post peso. Ogni tanto scappa.

Ah, non vi preoccupate. Davvero. Qui le cose si metabolizzano in fretta. Domani, quando i primi leggeranno il post, sarà già passato. Rimane qualche segno, ma si va avanti.

Abraço. Luca

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sabato 15 maggio 2010

Fine novela

Ho appena finito di vedere l'ultima puntata della novela delle 8 di Rede Globo "Viver a vida". Immagino di essere stato in compagnia della maggioranza degli indigeni. A dir la verità dal punto di vista dell'intreccio questa novella mi è sembrata scialba, al punto che per un paio di mesi ho smesso di guardarla. Gli ingredienti sono i soliti: vari nuclei di personaggi e di ambientazioni che si intrecciano dando molto spazio agli intrecci sentimentali (in questa mancavano completamente le lotte di potere e di vendetta che spesso fanno parte delle trame del genere). Tecnicamente comunque il livello resta decisamente alto.

Hanno premuto molto un tasto sempre in qualche modo presente in tutte le novele, ma stavolta presentato in modo esplicito e insistito: quello "sociale". La novela si è trasformata in un enorme "spottone" in favore dei disabili, prendendo spunto dalla storia della protagonista, la modella Luciana, che durante un servizio in Siria a causa di un'incidente era diventata tetraplegica. Vi risparmio tutti gli intrecci.

Mi sa che la carta sociale sia stata valorizzata cinicamente per supplire a uno spessore dei personaggi e a un intreccio poco consistenti. Detto questo probabilmente lo spottone è stato un bene. Ricordo che nel 2006 in riferimento alla Campanha da Fraternidade dedicata alle persone con handicap (motto: "Alzati, vieni nel mezzo! Mc 3,3) mi raccontavano di disabili che vivevano relegati in casa a causa della vergogna che causavano ai familiari. Io non ho avuto esperienze del genere, ma 4 anni mi sembrano pochi perché la situazione sia cambiata radicalmente.

Per una volta la capacità della televisione di incidere sulla mentalità delle persone - della quale spesso ci lamentiamo, probabilmente a ragione - sembra aver spinto verso una valorizzazione della figura della persona disabile e incentivato la voglia di lottare per superare i limiti di questa condizione e cercare mete nella vita. Contentiamoci per questa volta.

Il peciottino finale di testimonianza di disabili veri che concludeva tutti gli episodi, stasera aveva per protagonista un tizio sfigatissimo che commovendosi raccontava la sua storia di pianista prodigio che, se ricordo bene, prima ha avuto la perdita di funzionalità di una mano, superata sacrificando l'uso di un dito. Poi la perdita totale dell'uso della mano per un'altra malattia, superata. Poi nel corso di una rapina le conseguenze di una bastonata gli hanno tolto la mobilità all'altra mano. E poi glie ne sono successe altre due o tre del genere. Non hanno messo un personaggio così nella trama perché sarebbe stato inverosimile...

Alla fine si è messo a fare il direttore di orchestra insegnando a dei giovani e portandoli in tour negli Stati Uniti. Il tutto si è concluso con l'Inno alla gioia diretto da lui alla presenza dei testimonial disabili,piuttosto a loro agio, e agli attori della novela che apparivano visibilmente commossi (e forse non solo per contratto), come noi spettatori, del resto. Speriamo però che al tizio non succeda più nulla!

Come vi ho già anticipato lunedì inizia "Passione", che qui pronunciano "Pasïoni". Vedremo come butta.


Mentre ero per la strada ho visto una pubblicità del nuovo CD di Mariene de Castro (quella che cantava l'Ave Maria nel video del post scorso). Si intitola "Santo de Casa" (il proverbio continuerebbe con "não faz milagre": non fà miracoli). Presto una recensione.


Ho ritrovato il librino delle barzellette e chiudo questo "pezzo di costume" con una piada di un cinismo raro.


Tohinho Bahia era da mesi disoccupato. Con la resistenza tipica dei nordestini, partì per affrontare un altro colloquio di assunzione.


L'intervistatore notò che aveva esattamente il profilo richiesto e gli domandò:
- A quanto ammontava l'ultimo stipendio?
- Salario minimo, rispose Toinho.
- Bene, se sará assunto riceverà 10.000 dollari al mese.
- (Accidenti...)
- Che macchina possiede?
- Ho solo un carretto per vendere merendine per strada e una carriola per fare il facchino al mercato.
- Bene, se verrà a lavorare da noi avrà una Audi per lei e una BMW per sua moglie!
- Viaggia molto all'estero?
- Estero? Non sono mai andato più in là di Feira de Santana.
- Allora se lavorerà qui viaggerà molto, almeno 10 volte l'anno: Londra, Parigi, Roma, New York, ecc.
- (Sono sconvolto)
- L'impiego è quasi suo. Non posso confermarglielo subito perché devo prima parlare col mio responsabile. Se per domani a mezzanotte comunque lei non riceve un nostro telegramma di disdetta, lunedì può presentarsi al lavoro.

Toinho uscì dall'ufficio raggiante. Ora c'era solo da aspettare la mezzanotte di venerdì e sperare perché non arrivasse nessun dannato telegramma.

Il venerdì Toinho invitò tutto il bairro per un banchetto di festeggiamento, a base di molta birra e cachaça (acquavite di canna). Alle 10 l'animazione era totale, la banda musicale suonava l'inno del Bahia ("Siamo la turma tricolore, siamo la voce del campione, siamo il popolo del clamore"...), il bere scorreva libero.

Le 11. Toinho era il re del quartiere. Confidando nel nuovo lavoro, spendeva una pazzia per riempire la pancia dei conterranei. Finché alle 11 e mezzo spunta un furgoncino giallo: il Postino!

La festa si fermò! La banda tacque! La tuba si otturò! Un ubriaco ruttò! Il cane ululò!

E  ora? Chi pagherà il conto della festa?
- Povero Toinho... era la frase più sentita.

Gettarono acqua sulla brace! La birra si riscaldò! La moglie di Toinho svenne! Il Bahia sprofondò in serie C! Il furgoncino si fermò!

- Il signor Toinho Bahia?
- Sì, sì. Sono, sono io...
La folla non resistette... - OOOOHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!
- Telegramma per lei...

Toinho prese il telegramma, con gli occhi umidi, alzò la testa e si guardò intorno.

Silenzio totale.

Respiró a fondo e aprì il telegramma.
Una lacrima scese, bagnando il foglio.

Alzò di nuovo lo sguardo. La costernazione generale era dolorosa.

Scartò il telegramma, l'aprì e cominciò a leggere.

Tutti stavano in silenzio, aspettavano la notizia e si domandavano: "E ora, Senhor do Bonfim, cosa sarà di questo poveraccio? Chi pagherà tutta questa festa?".
Toinho si riprese, alzò gli occhi e guardò ancora una volta la gente che lo squadrava.

Allora si aprì un ampio sorriso, diede un grido trionfale e cominciò a gridare euforico:
- La mamma è mortaaaa! La mamma è mortaaaa!!!!!!

Oggi niente foto.

Fate i bravi.

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mercoledì 5 maggio 2010

Bentornato Ale e reforço escolar

Ho letto sulla newsletter delle Piagge prima e sui siti di Corriere e Repubblica di Firenze che Alessandro Santoro è tornato alle Piagge. I miei ringraziamenti a quel testone di Alessandro che ha fatto lo sforzo di relativizzare il proprio sentire (disponibilità a volte difficile per chiunque), al Vescovo che - a mio avviso con coraggio - ha colto gli spiragli e ha dato una nuova chance a un prete, a un amico, ma anche ad una Chiesa locale che sappia far convivere in se sensibilità differenti, agli organismi di partecipazione della Chiesa di Firenze che da quel poco che so hanno caldeggiato una ricomposizione e - presumo - a chi nell'ombra si è messo nel mezzo per far emergere la reale portata della crisi e ricercare una soluzione che mi è parsa rispettosa delle verità, equilibrata e in prospettiva costruttiva. Grazie davvero. Mi sento più leggero. Ale, bentornato!


Qui le cose procedono. Da un paio di mesi abbiamo iniziato in parrocchia un progetto di "reforço escolar". Si tratta di un modo per accompagnare e sostenere i ragazzi che, a causa principalmente di situazioni familiari difficile e della sua fragilità, la scuola non riesce a seguire come si deve e arrivano a 13 o 14 anni senza aver ancora imparato a leggere e scrivere - senza parlare del resto - e con poche speranze di farlo in seguito. Con quali aspettative di vita e lavoro in una società in continua crescita ve lo lascio immaginare.

L'estate scorsa passai una giornata con (il Professor) Mauro Barsi, il fondatore del Progetto Agata Smeralda. Come sempre succede, anche lui mi chiese le mie impressioni a quasi due anni di Bahia e molto sinceramente gli dissi come - a mio vedere e con tutti i limiti di un'esperienza così breve - fosse necessario accompagnare i cambiamenti della società brasiliana. In pratica sostenevo che la priorità sociale in questo momento non fosse più il sostegno alle scuole, che ora sono abbastanza diffuse, ma che le emergenze fossero diventate gli asili, assolutamente trascurati dai municipi, e progetti di accompagnamento extrascolastico per i ragazzi. Gli raccontavo di una mia visita nell'area delle palafitte e dell'esperienza stringente di aver visto una ragazzina che viveva in un tugurio seduta in un lettino disegnando su un libro di testo.

Sono anche riuscito a realizzare uno spezzone di video (anche questo, come tutto il resto realizzato tutto sotto Linux. Mi allargo un po', ma cosa volete...). Eccolo. Forse vederlo aiuta a capire.



Avevo quasi dimenticato la conversazione quando a Dicembre Mauro mi chiama per farmi gli auguri di Natale e nell'occasione insiste perché accetti la proposta di mettere in piedi un progetto basato sulle intuizioni manifestate nel colloquio. Scoprirò poi che, senza nessuno scambio preventivo, ero in perfetta sintonia con le riflessioni del Progetto Agata Smeralda.

Lì per lì sono rimasto spiazzato: un conto è fare diagnosi e un altro tentare soluzioni: non ho la minima esperienza, e anche la parrocchia è piuttosto impreparata a questo. Però non mi è sembrato giusto perdere questa opportunità e ho deciso insieme alla parrocchia di accettare. Abbiamo iniziato con un piccolo progetto di due classi di 15 ragazzini ciascuno selezionati dalla direttrice di una scuola nella zona più povera della parrocchia, con volontari della parrocchia e con due insegnanti e una donna delle pulizie contrattati. Ho insistito che la parrocchia si facesse carico dell'adeguamento dei locali e soprattutto di un giro di volontari per preparare le merende e di animazione di attività extradidattiche (informatica, teatro, musica...) oltre che della raccolta di alimenti presso i negozianti della zona. Solo gli stipendi di insegnanti e addetta alle pulizie sono pagati con fondi passatimi dal Progetto Agata Smeralda.

La ragione è duplice: 1. se la parrocchia assume deve farlo sul serio e non solo nominalmente. 2. i ragazzi hanno bisogno di conoscere altri adulti per ricevere da loro quello che nel loro ambiente non ricevono in termini di attenzione, affetto, modelli di comportamento. La sede è il centro pastorale che almeno si riempie di vita (a volte anche troppa...).


Stiamo pagando lo scotto dell'inesperienza, ma anche sentiamo di aver iniziato una cosa potenzialmente decisiva per questi ragazzi e per il quartiere.


Naturalmente vi terrò al corrente degli sviluppi.


Oggi niente piada. Invece una chicca. Seguendo il successo di "Caminho das Indias" Rede Globo ripresenta una "novela das 8" ambientata in Brasile e all'estero. Stavolta tocca all'Italia. L'impressione è che sia una raccolta di cartoline, ma che avrà come effetto una fiammata di interesse per il Belpaese. Vi allego un trailer per rendervi conto.



Fate i bravi.
Luca

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sabato 17 aprile 2010

Marchettone riconoscente, Marta e Maria

Ciao gente,

si vede proprio che la novità di questo giocattolino del blog mi diverte: due lettere in una settimana non ho ricordanza di averle mai scritte. Tranquilli, poi mi passa. Ma andiamo al sodo.

Domenica scorsa mi sono collegato via Skype con San Piero a Sieve dove un discreto numero di persone - mi dicono sui 150 - aveva da poco finito di gozzovigliare con la scusa di aiutarmi... (posso permettermi di scherzare, vero?).


Tra i volti ho riconosciuto molti amici, ma ho visto anche diverse persone che non conosco, segno di una consistente capacità di divulgazione da parte di chi si è dato da fare.

Il servizio ai tavoli è stato a carico, da quel che ho capito, di queste ragazze che ai miei tempi frequentavano il catechismo e che ora stento a riconoscere da quanto sono cresciute. Quando a settembre ci incontreremo sarà imbarazzante dover chiedere loro il nome.


Il tutto è stato possibile dalla generosità di Ebe, titolare - tra l'altro - del ristorante accanto al campo sportivo di San Piero, che ha offerto il locale e un pranzo vegetariano, come è nel suo stile, che mi dicono apprezzato da tutti, e ne sono convinto. Ecco il ringraziamento da parte delle ragazze.


Oltre al pranzo c'è stata una riffa con in premio una serie di oggetti offerti da Liala e un quadro della mamma.

A muovere le fila di tutto il meccanismo mi sembra proprio di riconoscere l'azione della Tina, che non si stanca di motivare le ragazze e che cerca a 360 gradi il modo per aiutarmi. Accanto a lei Alessandra, che anche questa volta si è spesa parecchio, e la mamma, che è sempre la mamma... (e anche lei ha lavorato).


I miei mi hanno detto che la raccolta complessiva è stata di 2.800 euro. Con questi l'asilo sopravvive quasi un mese. Non è poco. (Correzione del 23 aprile: in realtà avevo capito male. I soldi raccolti sono stati 3.800 euro, che - nel frattempo - sono diventati 3.920).

La mia riconoscenza. Sentitevi pure liberi di iniziare una competizione con loro...

Le foto naturalmente non sono mie bensì di Alessandra, che ringrazio anche per questo.


Oggi pomeriggio sono andato in un'altra zona della città, Boiadeiro nel bairro di Plataforma, lungo la "Suburbana", la strada che costeggia la baia. Zona povera come la nostra ma per certi versi più pericolosa perché vicina ad una arteria della città che consente quindi allontanamenti rapidi.

Da poco più di un anno si è trasferita lí la comunità "Marta e Maria" che per pochi mesi ha avuto sede in una casa qui a 50 metri dalla Matriz. La casa è animata dalle 2 "doidinhas de Deus" (scemerelle di Dio) secondo una felice e affettuosa definizione di Valecio, uno degli ospiti della casa.

Appartengono al "giro" di Enrique Peregrino, un francese di interessante spiritualità che dopo aver vissuto per un anno per la strada in mezzo ai barboni ha chiesto e ottenuto dal Vescovo una chiesa in disuso (e ce ne sono diverse anche qui) dove accogliere (nel senso anche di ospitare) i "moradores de rua". Da qui è nata l'esperienza della chiesa della Trindade in Agua dos Meninhos - poco distante dalla Feira de São Joaquim, per chi è stato qui - dal quale è nato anche un giornale (Aurora da Rua) non solo distribuito, ma proprio fatto da un gruppo di barboni attraverso il metodo che assomiglia alla scrittura collettiva. Qui lo chiamano Laboratorio di testo. Un paio di giornalisti li supportano per strutturare e adeguare al mezzo i testi del gruppo. Mi piace il suo stile: valorizzare i moradores de rua come persone. E mi sembra che ci riesca.

Bene, con Edvania e Judite (le doidinhe) siamo diventati amici e mi hanno invitato a celebrare una volta al mese da loro, cosa che ho accettato con entusiasmo. Mi piacciono le loro celebrazioni: partono sempre da ciò che stanno vivendo e usano linguaggio e dinamiche capaci di coinvolgere le persone più semplici. Me le godo e spero prima o poi di imparare qualcosa.


Hanno allargato la veranda, così lo spazio per celebrare si è ampliato quanto basta.

Alla fine della celebrazione, come sempre, abbiamo condiviso un cibo povero, in questo caso riso dolce.


La casa ospita persone che stanno lasciando la strada (e a volte anche ci tornano) con tutte le difficoltà di solito correlate: dipendenze da alcool e droga e problemi psichici, per la maggior parte. Ci vuole una gran pazienza e affetto e le "doidinhe" ce l'hanno. Chi ha avuto l'occasione anche per una sola volta di visitare la loro casa sa che vale la pena di attraversare l'oceano per incontrare queste persone. Opinione personale, come sempre.


Tra 10 minuti esco perché stanotte ho un matrimonio. Tremo all'idea. Le celebrazioni più barocche che mi è capitato di celebrare in Italia qui sarebbero un esempio di sobrietà e anzi sarebbero considerate un po' sciatte. Ma passerà anche questa.



La piada di oggi in italiano non suona bene, perché è basata su un gioco di parole intraducibile. Purtroppo non ho trovato di meglio.

Il presidente degli Stati Uniti Obama invita una delegazione di baiani in considerazione del comune retaggio africano e di schiavitù. All'ora fissata si sposta all'ingresso della Casa Bianca per riceverli, ma non arriva nessuno. Spedisce allora il capo del cerimoniale a vedere cosa fosse successo e quest'ultimo li trova ancora seduti nell'aereo. Fa loro fretta, spiegando che il presidente li sta aspettando ma loro si rifiutano categoricamente di scendere.
- Abbiamo paura di Wel, affermano terrorizzati.
- Di chi? Chiede il capo del cerimoniale.
- Di Wel. Rispondono i baiani.
- E chi è questo Wel?
- Non ha visto il cartello?
WEL COME (mangia) BAIANOS!

Lo so, c'è di meglio, ma abbiate pazienza.

Fate i bravi.
Luca

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lunedì 12 aprile 2010

Blog, un grande prete e cambiamenti nell'asilo

Salve gente,

anche qui la Pasqua è passata. È interessante iniziare l'anno pastorale con il Ciclo pasquale (Quaresima, Pasqua e Tempo pasquale). Dà un'altra prospettiva alle cose.

Come avete notato riprendo a comunicare con questo nuovo strumento, il blog, che spero sia gradito ai più. Mi dà il vantaggio di semplificare la macchinosità degli invii multipli (sono arrivato a 14 liste, un po' troppe) e il divertimento di recuperare le mie vecchie lettere prima che vadano perse. Qualcuno me lo aveva anche chiesto. Mi pare manchi la primissima, non so se altre. Chi ne avesse di non pubblicate (di quelle "pubbliche" evidentemente) è pregato di rimandarmele e le inserirò al loro posto. Immagino che nell'immediato qualche "lettore" lo perderò, ma forse sarà compensato da una divulgazione più semplice e un accesso più immediato da parte di eventuali nuovi. E sennò pazienza. Chissà poi che la novità non mi incentivi a farmi vivo un po' più spesso.

Lasciatemi iniziare con il ricordo di un grande prete. Man mano che l'ho conosciuto sono cresciuti in me stima e affetto per Elio Agostini. Amici possono testimoniare che in tempi non sospetti l'ho definito il prete migliore della Diocesi. Di lui ho ammirato la coerenza e lo spirito costruttivo che ha accompagnato ogni sua iniziativa anche e soprattutto nei momenti più scoraggianti e frustranti, la sua totale mancanza di affettazione, un grande equilibro e una bonaria autoironia. Prima di partire per il Brasile ho voluto ringraziarlo. Speravo potesse venire a trovarmi, ma ormai lo farà in un altro modo. Preghiamo per lui, per la sua comunità e per la nostra Chiesa. Sicuramente sta facendo la stessa cosa per noi. Scrivere queste poche parole ha liberato alcune lacrime che da giorni non riuscivano a uscire. Bene. (Mi scuso per la foto pessima: è l'unica che ho trovato su internet).


L'asilo "di Tia Mira" sta continuando la sua evoluzione. Come vi ho raccontato in passato sta attraversando un momento di forte difficoltà. Tia Mira da tempo non è più in condizioni di portarlo avanti. Il coinvolgimento della famiglia, all'inizio un punto di forza dell'asilo, si è progressivamente trasformato in elemento di debolezza man mano che Tia Mira ha perso la forza di mantenere chiara la priorità dell'attenzione ai bambini.

Così progressivamente l'incapacità di Tia Mira (che io ben comprendo...) di tenere una contabilità e una documentazione precisa e aggiornata si è saldata ad un "appetito" sempre crescente dei familiari, con i risultati che si sono visti.

Da parte mia lo sforzo (man mano che prendevo coscienza della situazione) è stato quello da un lato di non lasciar morire l'asilo (che rimane l'unico appoggio a tanti bambini e famiglie che non hanno nulla) e dall'altro di forzare un cambiamento.

Il 2009 e i primi mesi di quest'anno sono stati tutti dedicati a imporre un'amministrazione corretta, cosa che ha dato sostanziali risultati, nonostante alcune sbavature. L'asilo è così riuscito a pagare i debiti con gli insegnanti, cosa che maggiormente mi angustiava, e a tornare in pari con luce e telefono. Rimangono due importanti debiti uno con l'acquedotto e l'altro con un negozio che ha anticipato molti generi alimentari. Purtroppo dovranno avere un po' di pazienza.

Con quello che c'era in cassa non era pensabile riaprire e né io ne le Volontarie (le consacrate laiche, alcune delle quali italiane, che vivono nella parrocchia) avevamo intenzione di liberare ciò che avevamo da parte senza un piano credibile e rigoroso.

Un paio di mesi fa il punto di svolta, protagonista Agata Smeralda (che qui ora si chiama "Conexão vida"). Conoscevano l'asilo da molto tempo ma, pur mantenendo alcune adozioni, si erano progressivamente distaccati percependo perfettamente ciò che stava accadendo. Dora e Sara (due figlie di Tia Mira che fortunatamente hanno dirazzato dal resto del clan) andarono ad esporre la situazione e chiedere appoggio. All'inizio la reazione è stata piuttosto freddina, poi man mano che elencavano i mutamenti in atto e soprattutto la presenza mia e di Luisa dietro l'evoluzione, c'è stato un interesse più concreto e la promessa di una presa in carico. Condizione essenziale un nuovo consiglio espressione non più della famiglia ma della comunità e la garanzia che io Luisa continuassimo ad accompagnare il processo.

Rincuorati da questo ho dato l'ultimatum agli altri componenti della famiglia che hanno accettato di tirarsi indietro e ho chiesto a tre eccellenti persone della parrocchia la disponibilità a rimboccarsi le maniche per i bambini dell'asilo. Dora rimane la presidente, io assumo la vicepresidenza finché dura la situazione di emergenza, João Brito è il segretario, João Ameno il responsabile degli acquisti, Leda la tesoriera. Luisa non può entrare nel consiglio (l'Istituto glielo vieta), ma continua a collaborare. Insieme a Márcia di Conexão Vida formeremo un Colegiado per gestire insieme la situazione.


Attualmente le nostre risorse ci consentono più o meno 3 mesi di vita. C'è comunque entusiasmo e convinzione che questi mutamenti presto porteranno i loro frutti. Speriamo bene. Sarebbe una beffa morire risanati.

Intanto siamo riusciti ad aprire e sono arrivati i primi bambini. Le foto le ho scattate stamani.


Guardandoli viene da pensare che ne vale la pena.


Oggi sono 20 anni che sono stato ordinato prete insieme a Giovanni Alpigiano, Andrea Bigalli, Francesco Cianchi, Giovanni Momigli e Michele Scudiero. Più o meno acciaccati ci siamo ancora tutti: non era scontato. C'è ancora pendente per loro (e per Alessandro Santoro che ci ha raggiunto a ottobre) l'invito a festeggiare (in differita) la ricorrenza qui ai tropici. Mi farebbe piacere ma - seguendo il pessimo esempio di Tommaso - finché non lo vedo non ci credo. Ma auguri affettuosi comunque.

Piada conclusiva: Quattro baiani, dopo aver rapinato una banca, fermano la macchina pochi chilometri dopo. Uno domanda al capo: - Contiamo i soldi? E il capo: - Perché darsi tanto da fare? Tra poco ce lo dice il telegiornale!

Fate i bravi. Luca

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domenica 17 gennaio 2010

Flash di oggi

Ciao gente!

Spero che Laura, amica marchigiana che vive a Bologna appena rientrata in Italia dopo un tempo discreto e interessante in Brasile, mi perdoni per aver rimaneggiato buona parte di una lettera a lei diretta, riferimenti personali esclusi naturalmente. Il racconto si prestava ad essere divulgato in modo più ampio e così ho colto l'occasione (cfr. piada finale).

Bene, stasera avrei particolarmente bisogno di affetto, come spesso dico scherzando "ma anche no" (citazione di Maria Laura Rodotà che sbeffeggia Veltroni. Cfr. forum "Avanti Pop" su corriere.it, consultato quotidianamente insieme a "Italians" di Beppe Severgnini, "Lettere al Corriere" di Sergio Romano e alla vignetta di Staino su unita.it).

Invece di andare all'orfanato come ogni 3ª domenica sono andato alla conclusione della festa del Senhor do Bonfim, boss indiscusso della devozione baiana. La decisione naturalmente è stata motivata non da i miei gusti ma da un profondo senso del dovere (ebbene sì, ogni tanto mi capita).

Rapida cronistoria. 16,30: appuntamento in Parrocchia per prelevare l'immagine della Padroeira, trasferimento paraprocessionale fino a Largo de Roma con canti e preghiere (il cappello ridicolo è per il sole: ci sono 30º, siamo ai tropici e i miei geni africani sono piuttosto rarefatti).


17: inizio della processione ufficiale accompagnata da prete con vocazione mancata di animatore di villaggio turistico in cima al trio elettrico bonsai ("Alzi la mano chi vuole andare in Paradiso" una delle perle, neanche la più eclatante). Ecco una foto del collega.


E eccone una che, seppure sfocata, aiuta a intuire il mio entusiasmo.


Comunque continuiamo. 18 arrivo a Bonfim e tre giri intorno alla Basilica formulando tre pedidos (richieste) ognun per sé (e o Senhor do Bonfim per tutti?). Tempo per fare tre giri: un'ora! La Messa campale prevista alle 18 alle 19,30 ancora non era iniziata, al che, dopo rapido consiglio di guerra tra i sopravvissuti, abbiamo deciso di filarcela riprendendoci anche l'immagine della Padroeira.

Però la gente era contenta, 5 giovani sono venuti e pure loro sono stati contenti, e allora va bene anche così.


Però ho bisogno di affetto lo stesso: il mio snobistico disagio (autocitazione) per le devozioni stavolta morde proprio. E meno male che all'orfanato ci vado il 31 per fare il padrino di Cresima a Wellington.


La piada baiana di oggi è illustrata:


Traduzione rudimentale.
- Capo, la pigrizia è uno dei sette peccati capitali.
- Anche l'invidia!

C'è del vero...

Fate i bravi.

Luca

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