Salve.
Ho da poco finito di preparare una presentazione del Progetto Beija-flor per una Parrocchia del Veneto legata all'Istituto Secolare Volontarie della Carità al quale appartiene anche Francisca.
Mi sembra venuto abbastanza bene, così l'ho usato, tranne gli ultimi punti, per presentare il progetto alla nuova equipe appena assunta.
Mi sembra carino condividerlo sul sito, anche se magari in questo contesto è un po' un mattone.
Lunedì arriveranno i bambini e i racconti saranno più concreti e colorati.
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L’ambiente in cui nasce
Il Brasile, fortunatamente e
finalmente, sta decollando. Purtroppo questo grande paese si porta
però dietro una storia di disuguaglianze che le politiche degli
ultimi anni, pur importanti, hanno solo scalfito.
Così i bambini che nascono e crescono
nelle periferie, figli di povera gente senza lavoro regolare e senza
istruzione, sono ancora pesantemente svantaggiati nei confronti dei
coetanei più benestanti che vivono nei quartieri cosiddetti
“nobili”.
Le scuole dei primi sono di qualità
inadeguata, quando quelle dei secondi sono buone anche secondo gli
standard del cosiddetto primo mondo. Le famiglie dei secondi sono in
grado di seguirli e accompagnarli negli studi fornendo un ambiente
stimolante per l’apprendimento, mentre i primi sono lasciati a se
stessi, il più delle volte con la strada, con tutte le sue insidie,
come unico posto dove crescere.
Più grave ancora: la società passa ai
figli benestanti la certezza che un domani saranno qualcuno, mentre i
favelados si convincono di non avere prospettive e speranze per il
futuro. La diffusione della droga e delle gravidanze adolescenziali
sono due delle conseguenze della poca considerazione di se che i
ragazzi finiscono per introiettare.
La realtà della nostra periferia
(quartieri di Massaranduba, Uruguai e Jardim Cruzeiro nella città di
Salvador Bahia) non fugge da questa situazione e piange il cuore
vedere il treno dello sviluppo passare e i nostri ragazzi rimanere
appiedati perché non riescono a salire il primo gradino (anche solo
imparare a leggere).
In questo contesto la strada per
l’affermazione sociale finisce per diventare, agli occhi dei
ragazzi ma non solo, la carriera di trafficante di droga e per le
ragazze essere la donna del trafficante.
Senza contare che nella nostra area di
attuazione circa un ragazzo su 5, secondo i dati dell’ultimo
censimento del 2010, vive in zone considerate “subnormali” per
condizioni di abitazione. Del resto questa area è nata come
agglomerato di palafitte nelle quali vivevano migliaia di persone e
che sono state progressivamente atterrate prima con la spazzatura
delle zone “bene” della città e poi con terra. E ancora ne
sopravvivono alcune.
Dopo aver tentato varie strade per fare
qualcosa per i nostri ragazzi, finalmente un gruppo di parrocchiani
accompagnati dai preti di Massaranduba hanno costituito
un’associazione per realizzare un progetto che possa rappresentare
un aiuto concreto, pur se limitato, da offrire ai nostri ragazzi e
alle loro famiglie.
Il nome
Abbiamo deciso di chiamare
l’associazione e il progetto col nome di Colibrí (Beija-flor da
Massaranduba) perché da queste parti è piuttosto diffusa una
storiellina:
“Un giorno scoppiò un grande incendio nella foresta e tutti gli animali fuggivano cercando di salvarsi la pelle. Il leone a un certo punto si fermò vedendo un colibrì che andava verso il fiume, prendeva una goccia d’acqua, la gettava sulle fiamme e tornava verso il fiume. Il leone chiese al colibrì: – Colibrì, pensi di spengere da solo tutte queste fiamme? Rispose il colibrì: – So di non poterlo fare da solo: sto solo facendo la mia parte!”.
L’idea di fare la nostra parte nella
società e che ciascuno faccia la sua parte nell’associazione ci è
piaciuta, così il nome era trovato.
Il racconto legato a questo nome – che
in portoghese suona molto più poetico: “bacia-fiore” –
esprime bene anche la scommessa di voler costruire una gestione che
sia veramente partecipativa e comunitaria. Se ci riusciremo – e
ne abbiamo le possibilità – in breve tempo la nostra
associazione sarà un modello per le altre.
Il progetto
Il progetto è allo stesso tempo
semplice e – credo – innovativo. Abbiamo deciso di
mettere al centro le esigenze dei ragazzi e di strutturarci per
accompagnarli, in modo continuato e differenziato, dall’età più
tenera (2 anni) alla maturità (18 anni, e poi chissà). Il progetto
si articola in 3 momenti.
Asilo
Accogliamo fino a 95 bambini dai 2 ai 5
anni a tempo pieno fornendo loro una formazione di qualità fin dai
primi anni e un’alimentazione completa e equilibrata (indicata da
una dietologa) necessaria allo sviluppo fisico.
È nell’ultimo anno dell’asilo che
i bambini imparano a leggere in modo da non dover dipendere in questo
dalla scuola, che da per scontata questa abilità e non si struttura
per insegnarla.
Sembra banale, ma imparare a leggere è
la condizione preliminare di qualsiasi sviluppo formativo, e a molti
dei nostri ragazzi è di fatto negato.
Doposcuola
Abbiamo scelto di non fare una scuola
vera e propria, ma di concentrare le forze in un doposcuola dove i
ragazzi possano approfondire e consolidare gli insegnamenti
scolastici e insieme essere aiutati a scoprire e sviluppare i propri
talenti, fortificando l’autostima e la fiducia nel futuro.
Questo si rende necessario a causa
della debolezza della scuola, ma anche e soprattutto delle famiglie,
che in molti casi (quelli a cui puntiamo) non sono in grado di
accompagnarli e motivarli negli studi vuoi per mancanza di basi, vuoi
per sfiducia nel futuro, vuoi per mancanza di tempo: la maggior parte
dei ragazzi di qui può contare in pratica solo sulla madre che però
deve anche lavorare, spesso tutto il giorno.
Una grande sfida è anche quella di
offrire loro modelli di riferimento diversi da quelli che trovano in
famiglia e per la strada.
Incontri per giovani
Man mano che i ragazzi cresceranno
organizzeremo momenti di incontro e formazione umana e professionale
(questi ultimi magari in collaborazione con altre entità) che
aiutino i giovani a trovare la propria strada e gli strumenti per
costruirsi il proprio futuro.
Alcuni obiettivi pedagogici
Con i nostri ragazzi è essenziale
smontare i messaggi negativi che ricevono dall’ambiente e
sostituirli con messaggi di fiducia e di speranza.
Per loro è difficile vedere come un
valore la propria afrodiscendenza, perché una società ancora
razzista impone come modello di successo la pelle bianca, i capelli
biondi e morbidi e gli occhi azzurri.
È difficile vivere con orgoglio il
proprio quartiere, considerato un ricettacolo di delinquenti.
È difficile credere nel proprio
successo quando la società continuamente ti ripete in varie forme
che non vali niente e non varrai mai niente.
Dobbiamo con pazienza e determinazione,
con i gesti e i comportamenti prima che con le parole, mostrare che
tutto questo non è vero e che anche loro possono aspirare a
diventare protagonisti della propria vita e della vita del loro
paese.
Credo che in questo caso possa essere
appropriato parlare di “annunciar loro una buona notizia”.
I pilastri
I pilastri sui quali vogliamo costruire
il nostro progetto e la nostra credibilità sono:
Qualità del lavoro
Il nostro obiettivo è quello di
offrire ai ragazzi quanto di meglio possibile, sia come relazioni,
che come qualità della formazione, che infine nell’alimentazione e
nel rapporto con le famiglie.
Abbiamo obiettivi ambiziosi per la
formazione dei membri del Consiglio, dell’equipe educativa e
dell’amministrazione, programmi seri per la didattica e per il
rapporto con le famiglie e la comunità.
Gestione partecipativa e comunitaria
Se vogliamo che il lavoro dia i
risultati migliori bisogna che tutti gli attori partecipino della
responsabilità della gestione e che a ciascuno siano riconosciute
responsabilità specifiche. Questo mix di responsabilità personale e
spirito comunitario, se ben condotto, può dare risultati
inimmaginabili.
Totale trasparenza
Crediamo nell’importanza della
trasparenza prima di tutto come strumento di gestione e poi come
esigenza per conquistare credibilità con i nostri finanziatori.
Organizzeremo una contabilità secondo
gli standard corretti e ci faremo periodicamente certificare i conti
da società esterne.
Coinvolgimento della comunità
È una dimensione essenziale del nostro
lavoro: crediamo nella sua importanza e in ogni caso ne abbiamo
bisogno per dare forza e credibilità al progetto sia nel rapporto
con le autorità che con finanziatori.
Comunicazione
Vogliamo lavorare nei due ambiti della
comunicazione.
Interna in modo che le relazioni, e di
conseguenza la qualità del lavoro, ne beneficino.
Esterna per divulgare le nostre
attività e fare in modo che sempre più persone ne vengano a
conoscenza e possano accompagnare il nostro lavoro.
L’equipe
Con la selezione dell’equipe siamo
partiti col piede giusto. In piena sintonia con “Conexão vida”
un programma finanziato da Agata Smeralda – una ONLUS
fiorentina attiva da oltre 20 anni – ben strutturato e che
fornisce accompagnamento e consulenza a molti progetti, abbiamo
individuato in Francisca (per felice coincidenza appartenente
all’Istituto Secolare Volontarie della Carità) e Cláudia,
rispettivamente la responsabile operativa e la coordinatrice
pedagogica del progetto.
Quest’ultime, sempre con il supporto
di Conexão vida, hanno poi selezionato il resto del personale, che
sembra promettere bene, almeno a giudicare dalle persone che già
conosco.
Inizio dell’attività
Oggi è stata perfezionata la selezione
del personale attribuendo i ruoli a ciascuno.
Dopodomani inizierà la “jornada
pedagógica”, ovvero la preparazione dell’anno da parte
dell’equipe sia sotto l’aspetto della programmazione che nella
sistemazione degli spazi.
Il 7 di marzo aprirà l’asilo, mentre
l’inizio del doposcuola è previsto per fine marzo. Per iniziare
gli incontri per i giovani aspettiamo che i ragazzi crescano: abbiamo
il nostro daffare anche così.
Situazione finanziaria
Naturalmente iniziando adesso abbiamo
un grande bisogno di aiuto. I locali che la parrocchia ha messo a
disposizione hanno dovuto essere adattati con una spesa consistente
(al momento si parla di circa 50.000 reais, al cambio di 2,25 circa
22.200 euro) e stiamo comprando le attrezzature necessarie che ne
richiederanno più o meno altrettanti.
Prevediamo spese nell’ordine dei
300.000 reais (intorno ai 133.350 euro) tra salari, alimentazione e
materiali di consumo.
Finora abbiamo sostenuto le spese con
l’aiuto di Agata Smeralda e degli amici italiani che ci hanno
sostenuto e contiamo col loro aiuto per il futuro. Fin da subito
inizieremo a lavorare per mobilitare la comunità in sostegno del
progetto, sapendo che il risultato, pur non determinante in valore
assoluto, diventa importantissimo come segno di coinvolgimento e
adesione al progetto.
Contiamo di sopravvivere quest’anno
in parte con le donazioni di amici, in parte con le adozioni a
distanza di Agata Smeralda e con ulteriori aiuti di quest’ultima,
in piccola parte con l’aiuto della comunità.
A partire dal prossimo anno, o forse
tra due, cominceremo ad avere qualche finanziamento pubblico, almeno
ci contiamo.
Naturalmente chiediamo un aiuto a
chiunque ce lo possa dare. Non pretendiamo che uno solo si faccia
carico di tutto: ma se chi può contribuisce con la sua goccia, per
restare alla storiella del beija-flor, ce la possiamo fare.
Offriamo in cambio la soddisfazione di
contribuire a un lavoro di qualità per i bambini e i ragazzi di qui,
aggiornamenti periodici e una totale trasparenza sui bilanci.
Naturalmente siamo disponibili ad ospitare chiunque voglia conoscere
il progetto direttamente: anche questo per noi è trasparenza.
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Scusandomi per il mattone, vi saluto con affetto.
Fate i bravi. Luca
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