La Parrocchia

Nel 1855 - mancavano più di 30 anni alla fine ufficiale della schiavitù, però già da 5 anni era stato proibito il commercio degli schiavi - Salvador, insieme ad altre città brasiliane, fu colpita da un'epidemia di colera che decimò la popolazione. Per ridurre i rischi di contagio furono realizzati 4 cimiteri in aree che - allora - erano fuori dalla città. Qui all'epoca c'era solo una collinetta che spuntava dal mare collegata alla penisola di Itapagipe da una sottile lingua di terra: il luogo ideale. E per un centinaio di anni rimase solo un cimitero appartenente all'Irmandade da Trindade (Confraternita della Trinità), con una cappella per i servizi funebri.

Alla seconda metà del secolo scorso, grossomodo, l'inizio dell'industrializzazione cittadina con la scoperta del petrolio proprio da queste parti iniziò ad attirare moltissima gente proveniente dall'interno e che arrivava, il più delle volte, dopo aver perso tutto.

Chi arrivava qui aveva due possibilità: invadere un terreno inutilizzato, solitamente scarpate che poi con le pioggie si sono rivelate pericolosissime (ma anche così la possibilità di scontri con la polizia o con mercenari dei proprietari era tutt'altro che remota - fatevi raccontare da Renzo Rossi la vicenda del Marotinho), o stabilirsi su un bene di tutti come il mare. Così sono nate le palafitte che hanno segnato il paesaggio di questa zona per molti anni (ancora sopravvivono le ultime).


La maggior parte fu interrata a partire dagli anni '80 usando prima la spazzatura e poi la terra, ma la struttura è rimasta in gran parte quella originaria, con i vicoli che hanno preso il posto delle passerelle.

Così questa cappellina divenne improvvisamente l'unico punto di riferimento religioso di migliaia e migliaia di "Alagados". Pian piano si andò strutturando fino a suddividersi nelle attuali tre parrocchie in qualche modo "sorelle" in quanto nate da una realtà omogenea come quella degli Alagados: Nossa Senhora da Piedade, São Jorge e Nossa Senhora dos Alagados.

Negli anni '90 la cappella del cimitero stava crollando e fu completamente ricostruita, partendo dalle fondamenta.

Attualmente condividiamo i problemi e le difficoltà comuni alle periferie. Viviamo un circolo vizioso nel quale è difficile scorgere il bandolo. Di sicuro qui si prova sulla pelle cosa significhi "esclusione sociale":  i servizi di base (salute, scuola, manutenzione stradale) sono indecenti e clientelari, le opportunità di elevazione sociale molto ridotte. A questo (qualcuno dice grazie a questo) si è innestato un poderoso sistema criminale imperniato sul traffico di droghe che ha la sua forza nel dare risposte immediate anche se illusorie (in termini di benessere fisico e opportunità economiche) a chi risposte non ne ha da nessuno. Il tasso di violenza è a livelli impensabili in Italia. Spesso ripeto che nella parrocchia si viaggia su medie di una morte violenta a settimana, il più delle volte regolamenti di conti tra bande o singoli e operazioni di "bonifica sociale" della Polizia.

In tutto questo ci si arrabatta per credere nel futuro (ci vuole davvero una grande fede) e per fare quel poco che è possibile per testimoniare la nostra scommessa in un futuro nelle mani di Dio, essenzialmente stando vicino a chi soffre, cercando di trasmettere e motivare la speranza, cercando di offrire opportunità a chi sarebbe destinato a non averne.

Ecco l'area della Parrocchia


Visualizzazione ingrandita della mappa
 


Questa è la Chiesa Matriz, ricostruita da Pe. José Leal dopo aver abbattuto la cappella pericolante.



La Capela N.S. de Fatima a Mangueira è la cappella annessa a un centro sociale gesuita, l'ultimo sopravvissuto di una catena che agli inizi degli anni '80 "copriva" molte delle aree più povere della città e che sono stati progressivamente lasciati. Se ho capito bene questo rimane in attività grazie alla testardaggine di Pe. José Antônio che continua a presidiarlo. Intanto la gestione della scuola è già passata alla Prefettura (Comune), mentre prosegue l'attività la comunità che ha formato negli anni assicurandole una formazione invidiabile.


Il Salão São Paulo a Baixa do Petróleo è il frutto di una donazione che papa Paolo VI fece pervenire a Pe. José Leal tramite l'allora cardinale di qui. L'originale estensione del terreno si è un po' ridotta a causa dell'invasione di alcune famiglie, ma è ancora usabile. Quando sono arrivato la maggio parte del fabbricato era già stato ceduto in uso alla prefettura per farci una scuola municipale, mentre la parrocchia si è riservata un salone al primo piano dove viene fatta la Catechesi, la Pastoral da Criança e la Messa che da un sabato al mese è passata ad essere celebrata tutti i sabati. La comunità oscilla tra la rivendicazione di una propria identità e la comodità di farsi fagocitare dalla Matriz. Vedremo cosa vince.


Il Salão São José  in fondo a Rua Lopes Trovão fu edificato sulle palafitte per ospitare la comunità durante i lavori di ricostruzione della cappella. Passò poi ad ospitare una scuolina. Quando sono arrivato era praticamente un magazzino. Chiesi di riattivarlo per avere uno spazio da poter aprire anche a persone "di fuori", sconosciute, di quelle che non ci si fida a lasciare da sole nel Centro pastorale. Un volta riattivato è venuta l'idea di cercare di costruirci intorno una nuova comunità. Da un punto di vista logistico è poco spiegabile (a due minuti c'è la Matriz), ma il salone è vicino ad una area con persone che hanno bisogno di uno spazio nuovo per essere coinvolte, è difficile che riescano ad ambientarsi in una comunità già strutturata. Per ora i risultati sono modesti, molte persone si sono semplicemente spostate da una chiesa all'altra o addirittura continuano a frequentarle tutte e due, ma chissà se insistendo...




Dimenticavo che il salone ospita anche un progetto di Capoeira legato alla Pastoral da Criança.


Il Centro Pastorale è dove si svolgono le attività principali della parrocchia: catechesi, alcune pastorali, il progetto di doposcuola. Nacque con Pe. José Leal come Maternità negli anni '70 (ancora ne conserva la struttura) quando era davvero troppo complicato e rischioso per le donne di qui incamminarsi verso una maternità in città nell'imminenza del parto. Terminata questa emergenza per un breve periodo è stata scuola per poi essere trasformato da Pe. José Antônio in Centro Pastorale.
La gente non lo ama molto perché lo ritiene fuori mano, ma è l'unico spazio della parrocchia che possa garantire spazi e quel minimo di equipaggiamento indispensabile per le varie attività. Ci ho ricavato anche il mio ufficio ed è, insieme alla casa, lo spazio che maggiormente vivo.


Dal marzo 2010 ha iniziato a ospitare un piccolo progetto (30 ragazzi) di "reforço escolar", un doposcuola insomma, per i ragazzi con più problemi e meno opportunità. Dovrebbe crescere, se la parrocchia risponde bene. Me l'auguro.

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