sabato 17 aprile 2010

Marchettone riconoscente, Marta e Maria

Ciao gente,

si vede proprio che la novità di questo giocattolino del blog mi diverte: due lettere in una settimana non ho ricordanza di averle mai scritte. Tranquilli, poi mi passa. Ma andiamo al sodo.

Domenica scorsa mi sono collegato via Skype con San Piero a Sieve dove un discreto numero di persone - mi dicono sui 150 - aveva da poco finito di gozzovigliare con la scusa di aiutarmi... (posso permettermi di scherzare, vero?).


Tra i volti ho riconosciuto molti amici, ma ho visto anche diverse persone che non conosco, segno di una consistente capacità di divulgazione da parte di chi si è dato da fare.

Il servizio ai tavoli è stato a carico, da quel che ho capito, di queste ragazze che ai miei tempi frequentavano il catechismo e che ora stento a riconoscere da quanto sono cresciute. Quando a settembre ci incontreremo sarà imbarazzante dover chiedere loro il nome.


Il tutto è stato possibile dalla generosità di Ebe, titolare - tra l'altro - del ristorante accanto al campo sportivo di San Piero, che ha offerto il locale e un pranzo vegetariano, come è nel suo stile, che mi dicono apprezzato da tutti, e ne sono convinto. Ecco il ringraziamento da parte delle ragazze.


Oltre al pranzo c'è stata una riffa con in premio una serie di oggetti offerti da Liala e un quadro della mamma.

A muovere le fila di tutto il meccanismo mi sembra proprio di riconoscere l'azione della Tina, che non si stanca di motivare le ragazze e che cerca a 360 gradi il modo per aiutarmi. Accanto a lei Alessandra, che anche questa volta si è spesa parecchio, e la mamma, che è sempre la mamma... (e anche lei ha lavorato).


I miei mi hanno detto che la raccolta complessiva è stata di 2.800 euro. Con questi l'asilo sopravvive quasi un mese. Non è poco. (Correzione del 23 aprile: in realtà avevo capito male. I soldi raccolti sono stati 3.800 euro, che - nel frattempo - sono diventati 3.920).

La mia riconoscenza. Sentitevi pure liberi di iniziare una competizione con loro...

Le foto naturalmente non sono mie bensì di Alessandra, che ringrazio anche per questo.


Oggi pomeriggio sono andato in un'altra zona della città, Boiadeiro nel bairro di Plataforma, lungo la "Suburbana", la strada che costeggia la baia. Zona povera come la nostra ma per certi versi più pericolosa perché vicina ad una arteria della città che consente quindi allontanamenti rapidi.

Da poco più di un anno si è trasferita lí la comunità "Marta e Maria" che per pochi mesi ha avuto sede in una casa qui a 50 metri dalla Matriz. La casa è animata dalle 2 "doidinhas de Deus" (scemerelle di Dio) secondo una felice e affettuosa definizione di Valecio, uno degli ospiti della casa.

Appartengono al "giro" di Enrique Peregrino, un francese di interessante spiritualità che dopo aver vissuto per un anno per la strada in mezzo ai barboni ha chiesto e ottenuto dal Vescovo una chiesa in disuso (e ce ne sono diverse anche qui) dove accogliere (nel senso anche di ospitare) i "moradores de rua". Da qui è nata l'esperienza della chiesa della Trindade in Agua dos Meninhos - poco distante dalla Feira de São Joaquim, per chi è stato qui - dal quale è nato anche un giornale (Aurora da Rua) non solo distribuito, ma proprio fatto da un gruppo di barboni attraverso il metodo che assomiglia alla scrittura collettiva. Qui lo chiamano Laboratorio di testo. Un paio di giornalisti li supportano per strutturare e adeguare al mezzo i testi del gruppo. Mi piace il suo stile: valorizzare i moradores de rua come persone. E mi sembra che ci riesca.

Bene, con Edvania e Judite (le doidinhe) siamo diventati amici e mi hanno invitato a celebrare una volta al mese da loro, cosa che ho accettato con entusiasmo. Mi piacciono le loro celebrazioni: partono sempre da ciò che stanno vivendo e usano linguaggio e dinamiche capaci di coinvolgere le persone più semplici. Me le godo e spero prima o poi di imparare qualcosa.


Hanno allargato la veranda, così lo spazio per celebrare si è ampliato quanto basta.

Alla fine della celebrazione, come sempre, abbiamo condiviso un cibo povero, in questo caso riso dolce.


La casa ospita persone che stanno lasciando la strada (e a volte anche ci tornano) con tutte le difficoltà di solito correlate: dipendenze da alcool e droga e problemi psichici, per la maggior parte. Ci vuole una gran pazienza e affetto e le "doidinhe" ce l'hanno. Chi ha avuto l'occasione anche per una sola volta di visitare la loro casa sa che vale la pena di attraversare l'oceano per incontrare queste persone. Opinione personale, come sempre.


Tra 10 minuti esco perché stanotte ho un matrimonio. Tremo all'idea. Le celebrazioni più barocche che mi è capitato di celebrare in Italia qui sarebbero un esempio di sobrietà e anzi sarebbero considerate un po' sciatte. Ma passerà anche questa.



La piada di oggi in italiano non suona bene, perché è basata su un gioco di parole intraducibile. Purtroppo non ho trovato di meglio.

Il presidente degli Stati Uniti Obama invita una delegazione di baiani in considerazione del comune retaggio africano e di schiavitù. All'ora fissata si sposta all'ingresso della Casa Bianca per riceverli, ma non arriva nessuno. Spedisce allora il capo del cerimoniale a vedere cosa fosse successo e quest'ultimo li trova ancora seduti nell'aereo. Fa loro fretta, spiegando che il presidente li sta aspettando ma loro si rifiutano categoricamente di scendere.
- Abbiamo paura di Wel, affermano terrorizzati.
- Di chi? Chiede il capo del cerimoniale.
- Di Wel. Rispondono i baiani.
- E chi è questo Wel?
- Non ha visto il cartello?
WEL COME (mangia) BAIANOS!

Lo so, c'è di meglio, ma abbiate pazienza.

Fate i bravi.
Luca

Condividi

Nessun commento:

Posta un commento