sabato 2 agosto 2008

Dia da Paz

Ciao gente,

prima di tutto buone vacanze, almeno ai fortunati che le fanno. Ma arrivo tardi con queste considerazioni: ormai se ne sono accorti anche i ghost writers del Papa che tanta gente non si può permettere di muoversi da casa.

Certo detto da uno come me che ha girato (per lavoro però!) 4 dei 5 continenti - per completare il "grande slam" dovrei andare a trovare il mio amico Luca in Australia, cosa che non escludo - la cosa acquista un tono paradossale. Invece è seria.

Mentre voi ve ne state - secondo l'immaginario collettivo - spaparanzati sotto l'ombrellone, qui le cose vanno avanti, anche perché da noi è inverno. Mi fa sempre un certo effetto pronunciare questa frase indossando una fruit e stando scalzo. Mi sa che sono rimasto un po' traumatizzato dagli inverni sampierini (colpa della casa e un po' mia, non degli inverni, naturalmente): finché ci sei dentro reggi più o meno bene, poi alla distanza escono i traumi...

Oltre agli spaparanzati ci sono anche quanti sfruttano questa settimana per tentare - a volte con qualche successo - di farsi vicini ai ragazzi nei campi estivi. E qui la mente, e un po' anche il cuore, corre a Figliano che, salvo cambiamenti di data, dovrebbe essere più o meno in corso. Auguri!


Ma basta con le divagazioni.

Come immagino si sia notato, in queste mie corrispondenze mi sono tenuto alla larga come dalla peste dal cliché, a mio giudizio un po' abusato nel mio ambiente (forse perché molto funzionale al fund raising?), di "vedi-quanti-problemi-abbiamo-qui-e-come-soffre-questa-gente-e-quanto bisogno-abbiamo-del-tuo-aiuto". Non che non sia vero, magari! Ma, al di là del mio inveterato snobismo, il fatto è che qui c'è ben di più, come ho cercato di mostrare in questi mesi.

Ecco, il racconto di oggi rischia seriamente di scivolare nel cliché. Forse si salva per il fatto che manca il finale scontato.

Conclusa la premessa. Perdonate le punzecchiature inutilmente polemiche (nonché potenzialmente autolesioniste!).


Bene. Qualche giorno fa arriva per email una lettera di Dom Geraldo (il nostro Cardinale) a tutti i preti di questo tenore:

"Rev.mo Padre, Pace e Bene. Assistiamo, spaventati, a notizie di violenza galoppante nelle nostre città. Vite innocenti sono falciate, "giustizia" è fatta con le proprie mani e, in particolare, la popolazione più bisognosa soffre la morte dei suoi giovani. Davanti a questa realtà non possiamo solo rimanere a guardare passivamente. Dobbiamo agire, dare un segnale di solidarietà alla città che soffre..."

A dire il vero noi preti delle periferie era un bel pezzo che ce ne eravamo accorti, anche senza bisogno di leggere i giornali. Nella mia comunità, per dirne una, in tutte le messe feriali - dove le intenzioni di preghiera sono anche spontanee - non manca mai un'invocazione perché diminuisca la violenza nel nostro quartiere.

Notizie di assalti (rapine) sono all'ordine del giorno. Un paio di settimane fa è venuta una signora a chiedermi una messa "de 7º dia". Mi sono informato per chi era la messa e mi ha risposto che era per il marito. Ho chiesto l'etá e mi ha detto 44 anni. E qui è scattato il più classico dei meccanismi di identificazione che mi ha ben impresso nella memoria il colloquio (ricordo che io di anni ne ho 46). Ho chiesto come era morto. Mi ha risposto che aveva subito un assalto qui vicino e che aveva consegnato tutto (forse il primo consiglio che ho ricevuto arrivando!). Poi però si era spaventato e aveva cominciato a correre. Morale: un paio di spari nella schiena e una vedova con prole.

Solo una delle tante storie, purtroppo suffragata dai dati ufficiali. Secondo il giornale "A Tarde", che in un articolo del 6/7 scorso cita dati del Centro de Documentação e Estatística Policial, nel 1º semestre di quest'anno sono state uccise - nella sola Salvador - 242 persone contro le 156 dell'anno scorso. A parte l'esorbitante numero assoluto è la tendenza che preoccupa: un aumento di oltre il 55%. Continuando così in capo a una ventina d'anni non rimane nessuno da ammazzare...

Lo so, è un artificio retorico rozzo basato su un calcolo ancora più rozzo. Purtroppo però la situazione é grave davvero.

Eppoi qui non abbiamo nemmeno gli zingari e quindi non sappiamo a chi dare la colpa di tutto. Oddio, anche i negri presterebbero bene, ma non è la stessa cosa... E poi questi non sono quattro straccioni che puoi insultare impunemente e fare raid pseudopunitivi: questi sono tanti. E grossi. Se si incazzano...

Riprendendo il discorso, mi risulta poi che da tempo in più d'uno dei suddetti parroci avevano richiesto che la Chiesa si mobilitasse con forza in questa direzione. Richiesta alla fine esaudita. Resta un'incognita, almeno per me, l'urgenza, di fronte a una situazione ormai endemica da tempo, di mettere in piedi in nemmeno 10 giorni una iniziativa in grande stile, ma ci siamo dati da fare senza farci prendere dalle dietrologie (ci divertiremo in quello quando ci troveremo riuniti come clero nella settimana di esercizi spirituali che c'è tra poco, temo).

Dopo aver ricordato il lavoro importante delle pastorali nella costruzione della pace Dom Geraldo ha dato le agognate direttive: Adorazione eucaristica dalle 8 alle 18 con benedizione conclusiva data sulla porta della chiesa verso la città, poi Messa. A mezzogiorno un minuto di silenzio al suono di tutte le campane della città. Chi non poteva uscire di casa è stato invitato ad accendere alle 18 una candela e a metterla alla finestra. Gesti di preghiera, di solidarietà con le vittime, di pressione verso le autorità perché si diano più da fare, di stimolo alla conversione di tutti verso una società più solidale e attenta ai bisogni dei più piccoli.

Con l'equipe di comunicazione ci siamo messi al lavoro per divulgare la cosa: uno striscione accanto alla facciata della chiesa, stampa di inviti da consegnare a tutti i partecipanti alla messa domenicale (5 ciascuno) con l'impegno a distribuirli ad amici, parenti, conoscenti. Minilocandina da mettere alla fermata del bus e nei negozi che accettano. La radio diocesana e le interviste ai media di Dom Geraldo supportano adeguatamente.


Domenica scorsa alla fine della Messa breve riunione con gli impegnati in parrocchia per organizzare un "rodizio" di presenze e di animazioni (dura, e pastoralmente discutibile, reggere da soli 10 ore di adorazione!).

E così ieri finalmente è arrivato il grande giorno. Per l'occasione avevamo anche riattaccato la corda alla campana.

L'altare era stato adornato anche con cartelloni riportanti notizie di violenze nella città - un lavoro fatto due o tre mesi fa dai bambini della catechesi - e da segni di speranza (la colomba, la brocca, i ceri, le bandierine bianche).


Al mattino la presenza era minimale (mai però sotto le 20 persone), verso la conclusione invece si è riempita al punto che c'erano persone in piedi. Quelle col nastro rosso sulle spalle appartengono al venerando Apostolato della Preghiera (era il 1º venerdì del mese), ma c'erano anche diverse facce nuove, segno che forse abbiamo toccato un nervo scoperto.


L'animazione è stata buona. Da queste parti il silenzio proprio non usa. Mi dovrò abituare.

Trascrivo una testimonianza che ci ha fatto pervenire una persona che vive a 200 metri dalla chiesa: "Sono stato vittima di due rapine in meno di 15 giorni. La prima il 7 aprile 2008 verso le 17,40, all'entrata del negozio dove due tizi, arma in pugno, hanno costretto me, mia moglie e mia figlia a entrare in negozio e obbligato ad aprire la cassa per prendere la somma che avremmo dovuto depositare l'indomani. Uno dei due non si accontentò di rinchiudere noi tre nel negozio, ma prese anche un vicino, facendone un testimone della rapina.
L'altra è stata il 28 aprile. È stata diversa dalla prima perché si è svolta in strada mentre stavamo andando a depositare l'incasso e, al percorrere Rua Direta da Maçaranduba, sono stato abbordato da tre tizi che sono scesi da un auto arma in pugno, mi hanno detto che era una rapina e hanno tentato di portarmi via con loro. In quel momento Nostro Signore Gesù Cristo mi ha protetto e loro hanno desistito". Però ha chiuso il negozio.

Sono state poi ricordate due persone uccise nell'ultimo anno nel nostro quartiere. Storie penose.

A mezzogiorno anche noi abbiamo suonato la campana, perlomeno finché la corda non ha nuovamente ceduto lasciandoci ancora una volta senza voce. Pazienza.

Secondo copione alle 18 benedizione alla città sulla porta di chiesa. Eccomi in azione in posa ieratica.


Il giornale di oggi riporta in 12ª pagina l'articolo sul "Dia da Paz" raccontando alcune delle manifestazioni svolte in città. Ma la notizia più ghiotta è quella di apertura, in prima, quasi a tutta pagina. Siluramento del capo della Polizia militare (più o meno i Carabinieri, con la differenza che hanno con il monopolio dell'ordine pubblico ma senza funzioni di Polizia Giudiziaria) messo esplicitamente in relazione con l'aumento degli omicidi nell'ultimo periodo. Un primo risultato o un po' di fumo negli occhi? "Lo scopriremo solo vivendo" cantava il grande compianto Lucio (Mogol-Battisti, Con il nastro rosa. LP Una giornata uggiosa. 1980)


Mezz'ora fa, dopo un mese di agonia, è arrivata una lettera del Centro Missionario contenente l'ultimo documento che mi manca per rinnovare il visto. Ha affrontato il lunghissimo sciopero dei postini e ne è uscita vittoriosa. Eroica. Grazie Mario. Grazie Suor Gianna.


Lunedì ricevo una visita: Francesco e Chiara, sposi novelli amici di don Piero Sabatini, passeranno qualche giorno in casa mia. La cosa mi fa piacere. A parte i miei, le uniche visite che sto ricevendo sono di sposi in viaggio di nozze. Quasi quasi apro un business...


Nell'ultimo messaggio ho esagerato con le immagini, in questo con il testo. Non ci si azzecca mai. Desculpe.

Buon agosto.

Fate i bravi. Luca


P.S. Per gli amici legittimamente anglicappati.

"Ghost writer": lett. "scrittore fantasma", viene così definito, tra l'altro, l'estensore dei discorsi pronunciati poi da una personalità pubblica.

"Grand Slam": espressione originaria del bridge che indica il colpo massimo che si possa realizzare. Nel 1933 fu applicata per la prima volta da un giornalista americano al gioco del tennis per indicare la vittoria, nella stessa stagione, dei 4 principali tornei (Australia, Francia, Wimbledon, Stati Uniti) e ebbe in questo contesto una grande fortuna. Fu poi applicata poi in situazioni simili anche al rugby e a non so che altro.

"Fund raising": lett. "raccolta fondi" (ma to raise ha un'accezione un po' più ampia), nobile arte di reperire i mezzi economici indispensabili per la sussistenza di iniziative sociali, filantropiche, caritative, che per definizione lavorano in perdita.

"business": questo è troppo usato per doverlo tradurre...

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