giovedì 1 marzo 2012

Presentazione del Progetto Beija-flor

Salve.

Ho da poco finito di preparare una presentazione del Progetto Beija-flor per una Parrocchia del Veneto legata all'Istituto Secolare Volontarie della Carità al quale appartiene anche Francisca.

Mi sembra venuto abbastanza bene, così l'ho usato, tranne gli ultimi punti, per presentare il progetto alla nuova equipe appena assunta.

Mi sembra carino condividerlo sul sito, anche se magari in questo contesto è un po' un mattone.
Lunedì arriveranno i bambini e i racconti saranno più concreti e colorati.
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L’ambiente in cui nasce
Il Brasile, fortunatamente e finalmente, sta decollando. Purtroppo questo grande paese si porta però dietro una storia di disuguaglianze che le politiche degli ultimi anni, pur importanti, hanno solo scalfito.
Così i bambini che nascono e crescono nelle periferie, figli di povera gente senza lavoro regolare e senza istruzione, sono ancora pesantemente svantaggiati nei confronti dei coetanei più benestanti che vivono nei quartieri cosiddetti “nobili”.

Le scuole dei primi sono di qualità inadeguata, quando quelle dei secondi sono buone anche secondo gli standard del cosiddetto primo mondo. Le famiglie dei secondi sono in grado di seguirli e accompagnarli negli studi fornendo un ambiente stimolante per l’apprendimento, mentre i primi sono lasciati a se stessi, il più delle volte con la strada, con tutte le sue insidie, come unico posto dove crescere.

Più grave ancora: la società passa ai figli benestanti la certezza che un domani saranno qualcuno, mentre i favelados si convincono di non avere prospettive e speranze per il futuro. La diffusione della droga e delle gravidanze adolescenziali sono due delle conseguenze della poca considerazione di se che i ragazzi finiscono per introiettare.

La realtà della nostra periferia (quartieri di Massaranduba, Uruguai e Jardim Cruzeiro nella città di Salvador Bahia) non fugge da questa situazione e piange il cuore vedere il treno dello sviluppo passare e i nostri ragazzi rimanere appiedati perché non riescono a salire il primo gradino (anche solo imparare a leggere).

In questo contesto la strada per l’affermazione sociale finisce per diventare, agli occhi dei ragazzi ma non solo, la carriera di trafficante di droga e per le ragazze essere la donna del trafficante.

Senza contare che nella nostra area di attuazione circa un ragazzo su 5, secondo i dati dell’ultimo censimento del 2010, vive in zone considerate “subnormali” per condizioni di abitazione. Del resto questa area è nata come agglomerato di palafitte nelle quali vivevano migliaia di persone e che sono state progressivamente atterrate prima con la spazzatura delle zone “bene” della città e poi con terra. E ancora ne sopravvivono alcune.

Dopo aver tentato varie strade per fare qualcosa per i nostri ragazzi, finalmente un gruppo di parrocchiani accompagnati dai preti di Massaranduba hanno costituito un’associazione per realizzare un progetto che possa rappresentare un aiuto concreto, pur se limitato, da offrire ai nostri ragazzi e alle loro famiglie.

Il nome
Abbiamo deciso di chiamare l’associazione e il progetto col nome di Colibrí (Beija-flor da Massaranduba) perché da queste parti è piuttosto diffusa una storiellina:
“Un giorno scoppiò un grande incendio nella foresta e tutti gli animali fuggivano cercando di salvarsi la pelle. Il leone a un certo punto si fermò vedendo un colibrì che andava verso il fiume, prendeva una goccia d’acqua, la gettava sulle fiamme e tornava verso il fiume. Il leone chiese al colibrì: – Colibrì, pensi di spengere da solo tutte queste fiamme? Rispose il colibrì: – So di non poterlo fare da solo: sto solo facendo la mia parte!”.
L’idea di fare la nostra parte nella società e che ciascuno faccia la sua parte nell’associazione ci è piaciuta, così il nome era trovato.

Il racconto legato a questo nome – che in portoghese suona molto più poetico: “bacia-fiore” – esprime bene anche la scommessa di voler costruire una gestione che sia veramente partecipativa e comunitaria. Se ci riusciremo – e ne abbiamo le possibilità – in breve tempo la nostra associazione sarà un modello per le altre.

Il progetto
Il progetto è allo stesso tempo semplice e – credo – innovativo. Abbiamo deciso di mettere al centro le esigenze dei ragazzi e di strutturarci per accompagnarli, in modo continuato e differenziato, dall’età più tenera (2 anni) alla maturità (18 anni, e poi chissà). Il progetto si articola in 3 momenti.

Asilo
Accogliamo fino a 95 bambini dai 2 ai 5 anni a tempo pieno fornendo loro una formazione di qualità fin dai primi anni e un’alimentazione completa e equilibrata (indicata da una dietologa) necessaria allo sviluppo fisico.

È nell’ultimo anno dell’asilo che i bambini imparano a leggere in modo da non dover dipendere in questo dalla scuola, che da per scontata questa abilità e non si struttura per insegnarla.

Sembra banale, ma imparare a leggere è la condizione preliminare di qualsiasi sviluppo formativo, e a molti dei nostri ragazzi è di fatto negato.

Doposcuola
Abbiamo scelto di non fare una scuola vera e propria, ma di concentrare le forze in un doposcuola dove i ragazzi possano approfondire e consolidare gli insegnamenti scolastici e insieme essere aiutati a scoprire e sviluppare i propri talenti, fortificando l’autostima e la fiducia nel futuro.

Questo si rende necessario a causa della debolezza della scuola, ma anche e soprattutto delle famiglie, che in molti casi (quelli a cui puntiamo) non sono in grado di accompagnarli e motivarli negli studi vuoi per mancanza di basi, vuoi per sfiducia nel futuro, vuoi per mancanza di tempo: la maggior parte dei ragazzi di qui può contare in pratica solo sulla madre che però deve anche lavorare, spesso tutto il giorno.

Una grande sfida è anche quella di offrire loro modelli di riferimento diversi da quelli che trovano in famiglia e per la strada.

Incontri per giovani
Man mano che i ragazzi cresceranno organizzeremo momenti di incontro e formazione umana e professionale (questi ultimi magari in collaborazione con altre entità) che aiutino i giovani a trovare la propria strada e gli strumenti per costruirsi il proprio futuro.

Alcuni obiettivi pedagogici
Con i nostri ragazzi è essenziale smontare i messaggi negativi che ricevono dall’ambiente e sostituirli con messaggi di fiducia e di speranza.

Per loro è difficile vedere come un valore la propria afrodiscendenza, perché una società ancora razzista impone come modello di successo la pelle bianca, i capelli biondi e morbidi e gli occhi azzurri.

È difficile vivere con orgoglio il proprio quartiere, considerato un ricettacolo di delinquenti.

È difficile credere nel proprio successo quando la società continuamente ti ripete in varie forme che non vali niente e non varrai mai niente.

Dobbiamo con pazienza e determinazione, con i gesti e i comportamenti prima che con le parole, mostrare che tutto questo non è vero e che anche loro possono aspirare a diventare protagonisti della propria vita e della vita del loro paese.

Credo che in questo caso possa essere appropriato parlare di “annunciar loro una buona notizia”.

I pilastri
I pilastri sui quali vogliamo costruire il nostro progetto e la nostra credibilità sono:

Qualità del lavoro
Il nostro obiettivo è quello di offrire ai ragazzi quanto di meglio possibile, sia come relazioni, che come qualità della formazione, che infine nell’alimentazione e nel rapporto con le famiglie.

Abbiamo obiettivi ambiziosi per la formazione dei membri del Consiglio, dell’equipe educativa e dell’amministrazione, programmi seri per la didattica e per il rapporto con le famiglie e la comunità.

Gestione partecipativa e comunitaria
Se vogliamo che il lavoro dia i risultati migliori bisogna che tutti gli attori partecipino della responsabilità della gestione e che a ciascuno siano riconosciute responsabilità specifiche. Questo mix di responsabilità personale e spirito comunitario, se ben condotto, può dare risultati inimmaginabili.

Totale trasparenza
Crediamo nell’importanza della trasparenza prima di tutto come strumento di gestione e poi come esigenza per conquistare credibilità con i nostri finanziatori.

Organizzeremo una contabilità secondo gli standard corretti e ci faremo periodicamente certificare i conti da società esterne.

Coinvolgimento della comunità
È una dimensione essenziale del nostro lavoro: crediamo nella sua importanza e in ogni caso ne abbiamo bisogno per dare forza e credibilità al progetto sia nel rapporto con le autorità che con finanziatori.

Comunicazione
Vogliamo lavorare nei due ambiti della comunicazione.

Interna in modo che le relazioni, e di conseguenza la qualità del lavoro, ne beneficino.

Esterna per divulgare le nostre attività e fare in modo che sempre più persone ne vengano a conoscenza e possano accompagnare il nostro lavoro.

L’equipe
Con la selezione dell’equipe siamo partiti col piede giusto. In piena sintonia con “Conexão vida” un programma finanziato da Agata Smeralda – una ONLUS fiorentina attiva da oltre 20 anni – ben strutturato e che fornisce accompagnamento e consulenza a molti progetti, abbiamo individuato in Francisca (per felice coincidenza appartenente all’Istituto Secolare Volontarie della Carità) e Cláudia, rispettivamente la responsabile operativa e la coordinatrice pedagogica del progetto.

Quest’ultime, sempre con il supporto di Conexão vida, hanno poi selezionato il resto del personale, che sembra promettere bene, almeno a giudicare dalle persone che già conosco.

Inizio dell’attività
Oggi è stata perfezionata la selezione del personale attribuendo i ruoli a ciascuno.

Dopodomani inizierà la “jornada pedagógica”, ovvero la preparazione dell’anno da parte dell’equipe sia sotto l’aspetto della programmazione che nella sistemazione degli spazi.

Il 7 di marzo aprirà l’asilo, mentre l’inizio del doposcuola è previsto per fine marzo. Per iniziare gli incontri per i giovani aspettiamo che i ragazzi crescano: abbiamo il nostro daffare anche così.

Situazione finanziaria
Naturalmente iniziando adesso abbiamo un grande bisogno di aiuto. I locali che la parrocchia ha messo a disposizione hanno dovuto essere adattati con una spesa consistente (al momento si parla di circa 50.000 reais, al cambio di 2,25 circa 22.200 euro) e stiamo comprando le attrezzature necessarie che ne richiederanno più o meno altrettanti.

Prevediamo spese nell’ordine dei 300.000 reais (intorno ai 133.350 euro) tra salari, alimentazione e materiali di consumo.

Finora abbiamo sostenuto le spese con l’aiuto di Agata Smeralda e degli amici italiani che ci hanno sostenuto e contiamo col loro aiuto per il futuro. Fin da subito inizieremo a lavorare per mobilitare la comunità in sostegno del progetto, sapendo che il risultato, pur non determinante in valore assoluto, diventa importantissimo come segno di coinvolgimento e adesione al progetto.

Contiamo di sopravvivere quest’anno in parte con le donazioni di amici, in parte con le adozioni a distanza di Agata Smeralda e con ulteriori aiuti di quest’ultima, in piccola parte con l’aiuto della comunità.

A partire dal prossimo anno, o forse tra due, cominceremo ad avere qualche finanziamento pubblico, almeno ci contiamo.

Naturalmente chiediamo un aiuto a chiunque ce lo possa dare. Non pretendiamo che uno solo si faccia carico di tutto: ma se chi può contribuisce con la sua goccia, per restare alla storiella del beija-flor, ce la possiamo fare.

Offriamo in cambio la soddisfazione di contribuire a un lavoro di qualità per i bambini e i ragazzi di qui, aggiornamenti periodici e una totale trasparenza sui bilanci. Naturalmente siamo disponibili ad ospitare chiunque voglia conoscere il progetto direttamente: anche questo per noi è trasparenza.
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Scusandomi per il mattone, vi saluto con affetto.

Fate i bravi. Luca

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